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Food forest: la Sicilia da zona arancione a zona verde

Il Food forest non è un semplice giardino, ma una vera e propria foresta commestibile che comprende un orto-bosco.
Il Food forest non è un semplice giardino, ma una vera e propria foresta commestibile che comprende un orto-bosco.

Zona rossa, zona arancione e raramente zona gialla.

Oggi però la Sicilia si tinge di verde grazie al bellissimo progetto di Food forest.

Messo in pratica dalla Cooperativa agricola Valdibella e dalla Cooperativa sociale NoE (no emargizione) impegnata nell’inclusione sociale di ragazzi diversamente abili.

food forest

Il tutto in un terreno, dalle parti di Partinico, confiscato dalla Mafia.

Sociale, ecologico, futurista. Così definirei questa iniziativa che adesso vi spiego nel dettaglio.

Per prima cosa capiamo cosa sia il Food Forest

Non è un semplice giardino, ma una vera e propria foresta commestibile che comprende un orto bosco.

Non è altro che una coltivazione multifunzionale.

In cui si possono trovare alberi da legno, piante da frutto, erbe medicinali e officinali, bacche, ortaggi e molto altro, in sinergia con le piante spontanee e gli animali che vivono in quel particolare habitat.

La tecnica adottata, dunque, aiuta a creare un ecosistema boschivo coltivando l’area su più strati; erbaceo, arbustivo e arboreo. Al primo piano ci sono gli alberi da frutto mentre ai piani inferiori ci sono arbusti di bacche commestibili, piante perenni e annuali.

In questo modo si crea un biosistema in grado di ottenere una produzione elevata, ma sostenibile, di cibo con una manutenzione minima.

food forest

Da una foresta commestibile si può ottenere cibo per noi, per gli animali ma anche legna da ardere e da lavorare, piante officinali, piante tintoree, materiali per cesteria, fibre.

In questo modo il sistema creato garantisce una lunga sopravvivenza delle piante, evitando di reimpiantarle ogni anno, così come si farebbe nel proprio orto.

I vantaggi quali sono?

I vantaggi sono quelli di innaffiare di meno e avere però molte più piante grazie al poco impatto che si farebbe rispetto ad un orto tradizionale.

Una food forest può inoltre condurre ad un aumento del raccolto perché si sta sfruttando appieno tutto lo spazio disponibile, compreso quello verticale.

In un giardino normale, invece, probabilmente si finirebbe con il piantare solo lungo il terreno di superficie, con occasionali tralicci.

Facciamo un bell’esempio.

In un frutteto, si ottiene generalmente un raccolto dagli alberi da frutto, ma probabilmente non ci sarà niente che cresce sotto di loro.

Ebbene, in una food forest oltre a piantare un albero da frutto, sul lato ombreggiato sarà possibile magari aggiungere un po’ di ribes e altre bacche che tollerano l’ombra; e sul lato soleggiato si potranno invece aggiungere delle bacche che amano il sole.

Alla base delle bacche amanti del sole, sarà anche possibile piantare alcune verdure ed erbe perenni e annuali.

Un ecosistema futurista.

food forest

Progettare e creare una food forest ha un senso ben definito.

Permette di offrire al nostro pianeta una zona di biodiversità, creando un microclima particolare e producendo ossigeno, contrastando l’erosione e intrappolando sostanze organiche, ridonando spazio agli animali selvatici e domestici.

I benefici sulla nostra salute psicofisica sono sorprendenti; si definisce forestasi, un neologismo che sta ad indicare quella sensazione positiva che si prova quando si è immersi nel verde, una sensazione di benessere difficile da definire, un misto di serenità e felicità, di completezza, armonia.

Food forest e foréstasi sono due concetti intimamente legati: rappresentano e raccontano un luogo in cui meditare, ritrovare sé stessi, giocare, apprendere, ascoltare, imparare ad essere più felici.

Investire per un futuro migliore

Investire sulla creazione di spazi urbani destinati ad una foresta commestibile aumenterebbe il valore delle nostre città e restituirebbe a tutti uno spazio ricreativo, utile, da condividere, in cui benessere e beneficio si coniugano in un ambiente innovativo.

Oltre all’esempio di Partinico, in Sicilia dal 2011 esiste la food forest di Saja ai piedi dell’Etna, grazie all’impegno e agli investimenti personali dei fondatori del progetto.

Lì è possibile trovare tantissime specie diverse di piante, come arance, limoni, avocado, noci pecan ma anche sambuco, rosa canina ed erbe officinali per infusi e liquori; piante per produrre il miele come acacia e rosmarino, ma anche querce, sorbi olivastri e cotone per creare riparo e nutrire la fauna selvatica.

food forest

Poi c’è “Picasso Food Forest” di Parma, un grande “giardino-foresta” di oltre 5000 metri quadrati autofinanziato già dal 2012 da cittadini e attivisti del movimento “Fruttorti di Parma”; l’obiettivo è creare spazi pubblici “ricchi di biodiversità, che producano cibo sano e gratuito, luoghi in cui ci si scambia due chiacchiere, si imparano cose nuove e si condividono i frutti della terra“.

Altri esempi in Italia di Food forest

Con intento soprattutto didattico ed educativo c’è l’idea progettuale food forest di Milano.

Il capoluogo lombardo conta già all’attivo un primo esperimento di “orto-foresta”, avviato quatto anni fa dall’associazione CasciNet che ha riqualificato, con i principi della permacultura, una vecchia discarica nella zona Est della città.

Un progetto più ampio si realizzerà con la piantumazione di oltre 2000 piante all’interno del Parco Nord, su una superficie di 10000 metri quadrati.

Il progetto è nato in collaborazione con Etifor-WOWnature, spin-off dell’Università di Padova che si occupa di valorizzazione del patrimonio naturale, e con la catena di ristoranti That’s Vapore, che dalla scorsa estate sta devolvendo alla food forest il 50% degli incassi di ogni piatto vegetariano servito il fine settimana.

Obiettivo dichiarato: promuovere la biodiversità facendo cultura alimentare a partire dal cibo vegetale.

Insomma un circuito a fin di bene: luoghi riqualificati grazie ad iniziative qualificanti dal punto di vista sociale ed ecologico; luoghi che producono benessere a chi li rigenera e a chi li vive. Luoghi che contribuiscono a creare un futuro migliore!

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Francesca Barbagiovanni
Sociologa ed esperta di comunicazione no profit. Ha condiviso la maggior parte della sua vita lavorativa con il terzo settore, coordinando attività socio-educative e progettando ambiti di intervento di integrazione sociale e lavorativa di minori e adulti svantaggiati. Tra le esperienze di maggior rilievo: coordinatore di attività socio-educative ed educatore professionale nell’ambito del centro diurno socio-educativo per disabili il Pineto (art.60 l.reg.2007) nella città di Trani Formatore di comunicazione nella relazione di aiuto con utenti disabili nell’ambito del progetto di Formazione csv 2014 dal titolo ”disabili e sessualita’ …un amore impossibile? Attività di monitoraggio ed intervento, in qualità di orientatore di famiglie in difficoltà, in collaborazione con i servizi sociali del comune di Trani . Saggista del “Terzo settore e il concetto di rete: costruzione sociale di un modello condiviso”, inserito nel volume Noi pubblicamente- edito da pensa multimedia-febbraio 2013 Moderatore di focus group su famiglia e disabilità nell'ambito di progetti della regione Puglia- associazionismo familiare 2009 E per concludere studio e monitoraggio delle famiglie nell'ambito del Censimento permanente della popolazione.