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Emozioni e potere “mon amour”

tutte le emozioni sono inevitabili; non possiamo fare a meno di provarle, tutte. L’unica cosa che è in nostro potere, è creare le condizioni per gestirle.
tutte le emozioni sono inevitabili; non possiamo fare a meno di provarle, tutte. L’unica cosa che è in nostro potere, è creare le condizioni per gestirle.

Che vita sarebbe senza emozioni?

Che vita sarebbe senza l’estasi dell’intimità, l’incanto di un arcobaleno, la serenità di un momento di pace, o dell’amore dato e ricevuto? 

Nessuno vorrebbe farne a meno, mentre a meno faremmo sicuramente del dolore di una perdita, della rabbia di un tradimento, dell’angoscia di un dubbio.

O almeno, vorremmo poter decidere di vivere le emozioni più gradevoli ed esaltanti ed evitare quelle spiacevoli e inibenti.

Ebbene, dobbiamo farcene una ragione: tutte queste emozioni sono inevitabili; non possiamo fare a meno di provarle, tutte.

L’unica cosa che è in nostro potere, è creare le condizioni per provarle o evitarle; e se non riusciamo in questo, ad imparare a gestirle, utilizzarle e superarle.

emozioni

Tra emozioni positive e negative

Molti di noi ancora non si capacitano di dover provare emozioni spiacevoli, vivono come ingiusto provare dolore, intollerabile provare disgusto, disarmante provare rabbia.

Dopotutto, nei momenti in cui le emozioni sfuggono al nostro controllo, ci sentiamo in preda a reazioni che non riusciamo a controllare o che non vorremmo mostrare; perché non dovrebbe essere giusto poterle cassare dalla nostra vita?

Non sarebbe bello non dover provare dolore? Impedire alla rabbia di presentarsi, non avere mai nostalgia?

No.

Più che altro, non sarebbe né sensato, né utile.

Non sarebbe sensato perché le emozioni sono da sempre patrimonio dei nostri sistemi di sopravvivenza, e se pur oggi i pericoli mortali dei tempi preistorici sono quasi del tutto svaniti, intatto resta il bisogno di prepararsi alle circostanze avverse della vita: problemi affettivi, economici, casualità impreviste, catastrofi. 

L’annullamento delle emozioni non è utile al nostro dover gestire i momenti difficili della vita: Come saremmo senza poter soffrire per la morte di un nostro caro? 

Come potremmo difenderci senza poter provare rabbia per un’aggressione?

O disgusto per un’azione che offende la nostra o l’altrui dignità?

E, all’opposto, cosa mostreremmo di noi se di fronte ad una morte, provassimo solo la gioia della nostra vita? Se di fronte ad un’ingiustizia, potessimo solo beatamente rifugiarci nel piacere dei sensi?

A cosa ci servirebbero l’empatia, i neuroni specchio, il pensiero laterale, se non ci fossero dolori da comprendere, difficoltà da condividere, problemi da risolvere?

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Tra bisogni e desideri

Facciamocene una ragione: il nostro corpo avrà sempre dei bisogni e dei desideri da imporre  (che lo vogliamo o no), e la tensione alla spiritualità della nostra mente continuerà a spingerci nostro malgrado verso le nostre visioni, e non possiamo scegliere l’una contro l’altra, siamo obbligati ad armonizzarle dentro di noi, anche se ci costa molto impegno.

Noi non siamo succubi delle nostre emozioni.

Non lo siamo, perché le emozioni sono per noi, non contro di noi.

Voglio dire che ogni volta un’emozione si presenta nel nostro corpo, si presenta per uno scopo preciso, per spingerci ad agire di conseguenza ad uno stimolo o per rispondere ad un potenziale pericolo.

Le emozioni sono come i sintomi, e come i sintomi, non sono la causa del malessere, ma la conseguenza di un malessere; per cui, non è utile reprimere le emozioni senza capire da cosa sono stimolate, come è inutile togliere i sintomi senza curare la malattia che li ha provocati.

In entrambi i casi, non avremmo risolto la situazione, ma ci manterremmo in uno stato di pericolo, inconsapevoli della sua presenza e della sua gravità; saremmo, cioè, indifesi di fronte ad un pericolo che continuerà a minare la nostra salute, mentale o fisica.

Quindi, grazie dolore, grazie rabbia, grazie disgusto, insicurezza, noia, irritazione.

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Grazie di esservi presentate. 

Adesso, però, di grazia, cosa volete dirmi? Verso cosa mi state mettendo in guardia?  

Dialogare con le nostre emozioni, è l’unico modo per non doverle subire.

Quando subiamo le nostre emozioni?

Quando precipitiamo nelle loro tonalità: quando siamo preda di una rabbia che si esprime senza limiti, quando sprofondiamo nel buio del panico, quando il nostro dolore ci toglie la capacità di vivere.

Non dobbiamo pensare però che essere in quelle emozioni ci tolga inevitabilmente la possibilità di uscirne. 

Le nostre emozioni ci prendono in determinati momenti e in specifiche situazioni perché a queste noi diamo specifici significati.

Non esistono situazioni che portano inevitabilmente a certe emozioni, ma situazioni che ognuno di noi ha imparato a vivere in un determinato modo, un modo che attiva la tonalità delle emozioni che vivremo, e la loro intensità.

Ciò che crediamo delle situazioni è ciò che stimolerà il nostro sistema di sopravvivenza a reagire.

Se pensiamo intollerabile un comportamento, il nostro sistema di sopravvivenza si attiverà e ci spingerà a risolvere la situazione: e se ci sarà bisogno di proteggerci, ci spingerà alla paura e alla fuga; e se ci sarà bisogno di combattere, ci spingerà alla rabbia e all’attacco.

Se io amplio le mie conoscenze, se allargo il mio orizzonte, se accolgo e interrogo il senso delle mie emozioni, io posso comprenderle e farne tesoro.

Allora, posso capire quanto sia importante soffrire per una morte; quanto sia importante sentire intollerabile una situazione; quanto utile sia la frustrazione di una cosa che mi sfugge per la mia crescita personale, per la mia emancipazione dalle pastoie emotive infantili e l’acquisizione del diritto ad essere Uomo, adulto e responsabile. 

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