La montagna per me è vita.
La montagna è una metafora di vita.
E la montagna, a volte, può toglierla, la vita.
Vivo a Campertogno un piccolo paese in Valsesia ai piedi del Monte Rosa.
Lo stesso monte che nella giornata di sabato 3 luglio ha portato via la vita a due alpiniste. Per noi gente di montagna, le escursioni sono abitudine e normalità.
E nonostante tutto, queste notizie creano sempre un forte sgomento e tanta tristezza.
Fin da piccoli ci trasmettono insegnamenti e regole base sul comportamento in montagna.
Dal pulire i sentieri dai rami secchi, all’evitare di far rotolare i sassi.
Dal camminare sempre tenendosi a monte e mai a valle, all’andare in compagnia, se possibile.
Queste sono tuttora le fondamenta di una prassi cosciente, le stesse che ci raccontavano le lunghe estati passate in alpeggio. Ed in quei racconti c’erano lezioni di vita, c’erano riflessioni importanti su quanto siamo fortunati nel presente, nel quanto diamo talvolta per scontato le piccole cose.
L’importanza di condividere, di aiutarsi nella vita.
Di guidarsi reciprocamente nei sentieri tortuosi e difficili che ogni giorno quella montagna imponente, che è la vita, ci pone davanti.
Queste storie erano tutte avvolte da paesaggi incredibili, con altitudini variabili dai 1500 metri ai 2500 metri.
A queste altitudini la vita è dura, ed è per questo che alla montagna, va data importanza e assoluta attenzione, niente a che vedere poi con la montagna sopra i 3000 metri.
Sopra i 3000 metri la vegetazione è fatta esclusivamente di alcuni licheni e cespugli.
Niente alpeggi, niente pascoli, persino le volpi hanno un’attitudine diversa alla propria esistenza, qualche stambecco e nessuna forma di vita.
L’unica forma di vita animale è la tua.
Cominci a ringraziare di essere a quella altezza perché una percentuale di persone si ferma molto prima per molteplici motivi.
Cominci a camminare, a saltare qualche torrente, qualche sasso e poi, incomincia la neve, il ghiaccio, il freddo insopportabile in alcuni momenti dell’anno.
E allora incominci a comprendere che ti occorre altro: metti i ramponi, vestiti termotecnici e, indipendentemente da dove sei, ti col-leghi con la guida.
Perché, come nella vita, sopra un certo livello, sopra i 3200 metri occorre una guida.
Un supporto che ha l’esperienza, la costanza, la competenza e la coscienza di come fare.
La guida è in primo luogo un essere umano, un professionista che ha fatto della montagna una sua vocazione e motivo di vita, una persona che conosce i pericoli della montagna. Ed insieme a lui, superi i limiti e le difficoltà.
Superi in cordata una parete rocciosa alta circa 100 metri, tratti ghiacciati e superi le tue paure.
Con lui arrivi a quel rifugio meritato che serve per riposare e riprendere le forze per il giorno seguente.
Questo è quello che dice la guida, questo è quello che evoca il buon senso.
Emozioni contrastanti balzellano nella tua mente come grilli nel fieno secco di luglio, il fiato corto, un passo per volta e un profondo senso di responsabilità.
Sono solo alcune cose che succedono a 4000 metri.
E poi ci sono gli imprevisti.
Il cambio di clima rapido anche nella stupenda giornata di sole, i venti possono variare in maniera repentina e poi,ci sei tu: con il tuo battito di un cuore affaticato ma sfidato e ormai sempre più veloce e ritmato, come il tuo fiato.
È tutto ovattato, enormi cumuli di neve e qualche aquilotto sopra di te.
Un sole accecante e resti dentro di te, con le tue paure e con le convinzioni che ti hanno spinto e portato così in alto.
Le stesse convinzioni che purtroppo ti possono far perdere la logica, la responsabilità, la paura della montagna.
Proprio come, probabilmente, è successo alle due ragazze.
E prendo questo fatto come un pretesto per far capire quanto la montagna possa essere dura e quanto invece possa permettere di liberarti dalla tua zona di comfort quotidiana, dalle convinzioni limitanti, dai tuoi pensieri ovattati.
I miei 4554 metri sono stati motivo di crescita, motivo di svolta, motivo di alzarmi in piedi da una costante umiliazione.
Così forte da farmi trovare la forza di creare una nuova azienda il cui scopo è dare gli strumenti necessari per vivere una vita a pieno. Di essere quella guida che ti porta oltre i tuoi limiti con responsabilità e fiducia.
Trovalo.
Trova dentro di te quel luogo nascosto che ti permette di vivere felice, triste, sereno, lucido, energico e consapevole di quanto la vita è bella.
Scopriti e affidati.
Lasciati guidare, dove serve, da chi quella montagna l’ha già affrontata.
È così che capirai quanta forza c’è dentro di te.
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