In principio
In principio era il Verbo, recita il Vangelo di Giovanni. C’è già tutto. Il pensiero laico nasce qui.
Logos, infatti, come insegna il pensiero greco classico, è ragione come capacità di concepire la realtà nella sua interezza. Con un termine scolastico, si definisce “ontologia”, conoscenza dell’essere, ci ciò che è reale e vivente.
Ma chi è il protagonista di questa avventura della conoscenza?
Rispondere correttamente a questa domanda conduce alla definizione adeguata delle “soft skills”.
Il protagonista dell’avventura della conoscenza è l’io. L’itinerario di Ulisse, che ha originato il “canone occidentale” (Harold Bloom), inaugura l’intrapresa del soggetto, curioso avventuriero, esploratore dell’ignoto ed eroe dai mille volti, per dirla con Campbell.
L’esperienza della logosintesi valorizza questa dimensione di approccio alla realtà mediata dalla parola e l’energia dell’avventura è una vera e propria odissea.
Dunque, afferrato il nucleo reale dell’azione, che scaturisce dall’io che intraprende, che si dà una mossa (espressione magistrale di vita ed eroico furore), la verità delle “soft skills” si ricongiungono autenticamente al suo principio originario: trattasi di “competenze trasversali”.
Trasversali a cosa? Alla vita che io vivo, intraprendendo ed alimentando quello scatto che mi porta oltre, “perché tutte le immagini portano scritto” “più in là” “ (Eugenio Montale).
In principio è la crisi, dicevamo
Abbiamo guadagnato il primo passo, fondamentale, che vale la pena richiamare: l’io è la sorgente dell’azione e solo l’io invera ciò che vale la pena trattenere delle “competenze trasversali”.
A questo punto, emerge un altro aspetto della vicenda umana: tutto ciò che io conosco, valorizzo, tocco e sento è originato da un urto, da ciò che è difforme rispetto ai miei schemi. Freud lo chiama Perturbante. Nietzsche lo definisce come “ospite inquieto”. Esiste qualcosa che si frappone tra il mio desiderio di compimento e la realtà effettuale: questa è la “crisi”.
Niente di grave, i nostri vecchi avrebbero detto: è la vita. Infatti, è così: stiamo parlando della vita.
Ciò che è trasversale ad ogni competenza umana è la difformità della vita, ecco perché, nei momenti di crisi globale, si rimette a tema la questione “soft skills”. Non è così da oggi, accadeva anche ai tempi della rivoluzione industriale. Oggi la questione è più grave perché tira anche una brutta aria. C’è gente oltreoceano che ha deciso di cancellare la stessa cultura che ha originato l’io e poi magari va a farsi qualche master sulle “soft skills”. Il movimento fondato sul “carattere distruttivo” (Walter Benjamin) è stato battezzato “cancel culture”. Un vero ossimoro: perché la cultura non cancella, ma genera e rigenera. In realtà, è puro nichilismo al vetriolo e la battaglia delle competenze trasversali, avendo a cuore il soggetto, ha di fronte a sé l’avversario per eccellenza: chi vuole cancellare, ha destituito di senso l’io e la cultura, carica di contraddizioni, ma formidabile nei suoi esiti, che ha reso grande e universalmente imitato l’Occidente.
Kant, per finire
Senza essere kantiano, neanche di risulta, non posso tuttavia trascurare la portata dell’offerta di pensiero critico proveniente dalla sua filosofia: “Cosa posso pensare?”. Ecco la domanda.
Innanzitutto pensare e avere cura del proprio pensiero. Enunciato l’io, il pensiero seguirà. Il Voltaire del Candido insegna: abbiate cura del vostro giardino. Nasciamo competenti in ciò. La prima competenza: avere cura del proprio pensiero.
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