Janet Louise Yellen è stata la prima donna nella storia americana a guidare la Federal Reserve e ora è la prima donna a ricoprire la carica di Segretario del Tesoro statunitense.
Un lungo e corposo curriculum quello di Janet Louise Yellen, economista e politica statunitense.
Conosciamo un po’ questa grande donna
Nasce a New York nel 1946; si laurea a Yale e subito intraprende una gloriosa carriera nel campo dell’Università. Negli anni ’90 la chiama Bill Clinton con l’incarico di presiedere il Consiglio dei Consulenti Economici.
Nel 2014 viene nominata, sotto la presidenza Obama, Presidente della Fed, la banca centrale statunitense, raccogliendo il testimone da Ben Bernanke, un uomo. Un passaggio di consegne che fu letto dalla comunità finanziaria nel segno di una continuità di fondo.
Definita una“colomba” in tema di politiche monetarie, perché vola sempre in alto mantenendo un approccio espansivo per l’economia (tassi bassi e creazione di moneta) e mettendo in secondo piano i rischi di inflazione che queste politiche possono generare.
Bella definizione, direi!

Attiva il Quantitative easing, per chi non si intende di economia pura vuol dire il programma di acquisto titoli per immettere moneta nel mercato economico. Solo nel settembre 2017 ha deciso l’inversione di rotta iniziando a rivendere i titoli acquistati negli anni precedenti. A quel punto il tasso di disoccupazione era ormai sceso fino al 4,4%.
Un gran bel colpo!
L’inflazione non è mai andata oltre il 2,3%.
Nel 2018 lascia la guida della Federal Reserve al successore Jerome Powell per volere di Trump.
Oggi la sceglie Biden.
Come farsela scappare!
Il neo Presidente degli Stati Uniti la investe del primato di prima donna ministro del Tesoro nei 231 anni di storia americana.
Una donna al potere
Il New York Times la definisce la «piccola lady con un grande quoziente d’intelligenza»
Curiosa precisazione!
Il fisico non è prorompente, ma il suo cervello sì.
In un’epoca in cui le donne più influenti sono alte, formose e con milioni di followers, la notizia non fa altro che nutrire il nostro orgoglio femminile.
E sì, perché sarebbe curioso conoscere il parere di giovani donne adolescenti, influenzate prevalentemente dallo stereotipo della bellezza estetica artificiale, dalla ostentazione del superfluo acclamata da milioni di like.
È più importante agli occhi di una ragazzina una “influencer” o una Donna a capo di uno Stato, oltretutto quello economico?
E qui apriamo un altro interessante discorso: il potere in mano alle donne. Perché una notizia così, richiede tanta attenzione?
Sarebbe interessante analizzare, capire come la leadership al femminile sia ad oggi ancora un caso raro. Eppure la storia ci ha fornito un bel po’ di esempi.
Ma forse un po’ di psicologia sociale può venirci in aiuto.
Meno preconcetti sulla donna, più parità di genere
La donna è sempre stata considerata il sesso debole, il genere sottomesso a stereotipi anacronistici, ma che ancora rispecchiano la società moderna.
Le statistiche parlano chiaro. In una società attuale le donne si laureano e specializzano sempre di più rispetto agli uomini, ma comunque non hanno lo stesso percorso per raggiungere il successo o semplicemente una posizione di potere .
Concetti come leadership, potere, autorità, comando, carisma, si è soliti “affiancarli” al genere maschile.
Che cosa manchi alle donne per arrivare a ricoprire ruoli di prestigio, di potere seguendo la stessa strada degli uomini?
Esistono chiaramente delle differenze, implicite o esplicite, tra il genere femminile e genere maschile?
Apparentemente no.
Un uomo e una donna se seguono lo stesso percorso di studi e assumono il ruolo di leadership sarebbero in grado entrambi di portarlo avanti egregiamente. Il problema sussiste quando un uomo e una donna vengono calati in un contesto particolare storico e sociale. Allora lì la differenza è netta. I pregiudizi fermano ogni iniziativa femminile.
La storia ci insegna quanto però le lotte sessiste abbiano permesso di raggiungere traguardi importanti: il diritto di voto, l’aborto, etc.

Ad oggi, in una società ben strutturata come la nostra, dove il diritto allo studio permette di raggiungere alti livelli sociali, ancora è difficile associare la figura del leader al genere femminile.
Essere leader, vuole dire essere capo di un gruppo, piccolo o grande che sia; essere leader vuol dire avere un grande potere di influenza in gruppo sociale che ogni giorno ti sceglie.
Il gruppo è la nostra società dove però lo stereotipo della donna, come madre e moglie schiaccia inesorabilmente quello della donna lavoratrice, magari in carriera.
La scarsa occupazione femminile parla chiaro. Ancor peggio in una situazione critica come quella che stiamo vivendo oggi: sono le donne a dover abbandonare il lavoro per la cura dei figli.
Per non parlare poi del lato economico: laddove uomo e donna svolgano lo stesso lavoro, l’inquadramento economico è sistematicamente diverso.
Per arrivare ad una condizione di parità di genere in ambito al potere, e non solo, non c’è bisogno soltanto che le donne continuino a uscire dal lungo tunnel di sottomissione di genere in cui si sono trovate per molto tempo e per vari motivi, ma c’è soprattutto bisogno che si combattano certi luoghi comuni che tengono ancorati pensieri ancora a concezioni errate radicate nelle nostre culture.
E forse esempi come Kamala Harris e Janet Luoise Yellen, ai vertici del potere americano, dovrebbero stimolare ancora di più verso questa direzione.