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Strumenti di conflitto e strumenti di pace

L’artista serbo Nikola Macura trasforma le armi e i residuati bellici del conflitto Jugoslavo in strumenti musicali.
L’artista serbo Nikola Macura trasforma le armi e i residuati bellici del conflitto Jugoslavo in strumenti musicali.

Non ricordo se la mia ultima estate in Jugoslavia fu quella del 1989 o del 1990, so che diedi un sacco di baci e feci un sacco di nuotate…e che poi ci fu il conflitto, anzi, ci furono le guerre. 

Oggi l’artista serbo Nikola Macura trasforma le armi e i residuati bellici di quel conflitto in strumenti musicali.

Guardando le foto di questi strumenti mi sono emozionata e mi sono trovata a riflettere sul fatto che molte volte noi esseri umani cerchiamo di cancellare il conflitto.

Lo facciamo con le guerre esterne e con quelle interne.

Gli strumenti di Macura si vede benissimo che erano armi, elmetti o granate. 

Pare non volere cancellare nulla ma solo dare una vita differente lasciando ben visibile ciò che erano prima.

conflitto e musica

Il conflitto va ricordato per potersi evolvere

Io lo ringrazio, perché noi da questa riva del mare tendiamo a dimenticare quelle guerre a un passo da noi e credo non sia un bene per la storia e per il futuro dell’Europa.

In più credo che questi violoncelli e flauti ci possano permettere di fermarci un momento a riflettere sul fatto che non occorre negare, sfuggire e dimenticare il conflitto e il dolore per trasformarlo in qualcosa di meglio.

Purtroppo, molte volte si pensa che per superare un ostacolo, per superare un momento buio, un tormento personale vi sia bisogno di positivizzarlo e spesso di “cancellarlo”.

Per me questa strada è inefficace e anche un po’ insidiosa.

Le nostre ferite, i nostri dolori e anche le parti molto sgradevoli di noi se messe nel dimenticatoio, se sfuggite, se ignorate possono essere delle micro-bombe a orologeria. 

Programmate a esplodere ma noi non sappiamo quando.

Un viaggio inizia da un passo

Preferisco portare i miei clienti, e me stessa, a guardare le parti in ombra, i fallimenti, i demoni personali e gli errori per ciò che sono, per ciò che insegnano, e ciò che ci ricordano di fare o di non fare.

Il fallimento, il dolore, gli errori sono come un Kalashnikov e solo quando lo si conosce e lo si accetta come un oggetto di distruzione, potrà diventare un violoncello…mantenendo ben chiara la sua forma originaria.

Quando si comprendono gli aspetti che ci hanno portato al fallimento, per esempio, lo si potrà superare e trasformare in “un oggetto che fa musica” evitando di ricadere nei vecchi meccanismi che ci hanno condotto ad esso.

Questo processo è decisamente più lungo, complesso e difficile che non cancellare e non tenere traccia di ciò che è stato.

Permettetemi un esempio personale per spiegarmi.

Io sono una persona che ha fallito spesso per procrastinazione. Rimanda che rimanda ci si può trovare sommersi nei problemi.

Ogni volta che procrastinavo era come impugnare il mio Kalashnikov.

Prendere atto che procrastinare è un meccanismo che uso per paura e ansia mi ha permesso di ridurre a pochissimi casi questo deleterio atteggiamento.  

Ogni volta che tendo a procrastinare significa che ho paura e ansia e questo lo so perché non ho cercato di dimenticare, o di “raccontarmi” qualcosa di positivo sulla mia tendenza a procrastinare.  

conflitto e scale

La procrastinazione ora è un violino che suona il mio allarme interiore.

Tenendola presente, l’ho trasformata da arma a strumento.

Tentare di sfuggire, dimenticare, rendere positivo o giustificare un evento drammatico, un conflitto, una guerra non ha senso a fini evolutivi.

 Rischia che tutto si ripeta inesorabilmente.

Sia che si parli di popoli che di individui. 

Sia che si parli di cose fuori di noi che dentro di noi.

Dal conflitto al coraggio

Trovo molto più intelligente da un punto di vista educativo alimentare il coraggio di guardare negli occhi ciò che è stato e affrontare a cuore aperto il dolore che ci ha causato per evitare che possa riaccadere, per andare realmente oltre, per, se vogliamo dirla con due semplici parole, accogliere e perdonare.

 Alla fine, come dice Thích Nhất Hạnh “Se noi non siamo in pace, non possiamo fare niente per la pace”.

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Anna Bernardi
Dal 1996 sono Infermiera e già dai primi anni di lavoro mi sono accorta che la parte che amavo coltivare del lavoro era quella relazionale La mia curiosità mi ha spinta verso lo studio di modi differenti e integrati del prendersi cura delle persone e il mio incontro con la Dott.ssa Balconi Loredana e il Dott. Alessandro Quadernucci e la loro Accademia del NEI(Integrazione Neuroemozionale) prima, e poi con la Dott.ssa Milena Screm e il suo modello di Breathwork e counseling a mediazione corporea  mi hanno permesso di dare forma e sostanza professionale a questa mia passione. Fra i mille corsi più o meno lunghi di mindfulness, gestione del dolore, comunicazione, master per conduzione di gruppi e gestione delle coppie in counseling ho incontrato la sessuologia che ho approfondito presso una delle più vecchie scuole di sessuologia, il CIS-Centro Italiano di Sessuologia., dove ho conseguito il titolo di Consulente sessuale dando struttura e sostegno a un ambito di cui mi occupavo da anni come professionista e come persona.