Sono notti di protesta o notti di violenza?
L’ultimo DPCM, nel giusto tentativo di contenere la pandemia, ha messo ancora più in ginocchio uno stato che era già con un piede dentro la fossa.
E quando la gente non arriva alla fine del mese, se messa davanti alla scelta di contrarre un virus potenzialmente mortale o mangiare sappiamo già cosa sceglierà.
Perché qui entrano in contrasto due forze ancestrali: da una parte la sopravvivenza personale e dall’altra la sopravvivenza della nostra famiglia.
Io comprendo chi protesta, su tante rivendicazioni o richieste concordo, quello che non riesco a capire è perchè si debba trasformare la giusta protesta in sbagliata violenza.
Questo ci porta ad una domanda fondamentale

Cosa significa protesta?
Protesta deriva dal latino protestari; composto da PRO = dinanzi e TESTARI = attestare, denominativo di TESTIS = testimone
Da questa etimologia possiamo comprendere che protestare significa attestare le proprie idee davanti a qualcuno; testimoniare davanti ad altri le proprie cause.
Dalla definizione possiamo dedurre che protesta significa dichiarare pubblicamente la propria volontà oppure esprimere solennemente il proprio diritto contro chi l’offende.
Interessante… non trovo nessun riferimento a violenza e distruzione
Provo a leggere e rileggere la definizione e sempre di più rimango convinto della sostanziale differenza tra protesta e violenza.
Se la protesta, come abbiamo detto, è un’azione legata all’uso della voce per esprimere il proprio dissenso e il proprio diritto, la violenza cosa centra?
Dobbiamo sempre condurre la nostra lotta sul piano della dignità e della disciplina. Non dobbiamo permettere che la nostra protesta creativa degeneri in violenza fisica.
Martin Luther King
L’etimologia della parola violenza deriva dal latino violentia che deriva da VIOLENTUS = azione violenta, aggressiva, prepotente.
Violenza significa quindi un’azione fisica o verbale, che ha lo scopo di colpire l’altro per annullarlo nel suo intero o in una sua parte.
Nella violenza il desiderio di far scomparire l’altro, di escluderlo, di ridurlo al silenzio diventa più forte e prioritario rispetto al desiderio di dialogo, di confronto e di conflitto.

Cos’è la violenza?
Sulla violenza troviamo molte riflessioni online, quella che più mi ha colpito è di #stannefuori perché riesce a distinguere la violenza da altre componenti che spesso confondiamo.
La violenza non è aggressività.
L’aggressività, se non distruttiva, ha un significato costruttivo per la personalità, l’affermazione di Sé, permette di confrontarsi con l’altro senza esserne sopraffatti.
Etimologicamente il termine aggressività viene dal latino AGGREDI= progredire o anche andare verso, e non contro, come nel caso della violenza.
La violenza non è la forza.
La violenza non è conflitto.
Il conflitto fa parte della vita e della relazione, può essere fattore di cambiamento positivo; nel conflitto c’è simmetria tra le parti, nella violenza c’è un processo che cerca di risolvere e di annullare il conflitto eliminando l’altro.
Protesta con il cervello
Come abbiamo visto protesta e violenza possono e devono rimanere separate
Quando protestiamo o rivendichiamo qualcosa come un nostro diritto oppure chiediamo qualcosa come per esempio la riduzione delle norme del DPCM
Quindi è giusto protestare, è un nostro diritto
Purtroppo quello che sta succedendo in alcune città, per colpa di alcune frange della protesta, è solamente violenza.

Distruggere vetrine e saccheggiare negozi non ha nulla a che vedere con le giuste richieste dei commercianti e della popolazione di ampliare l’orario di apertura dei negozi.
Molotov e scontri non c’entrano nulla con la richiesta di modificare i DPCM
E come spesso accade quando c’è violenza tutta la protesta ne risente, perché giornali e televisione fanno di tutta l’erba un fascio.
La violenza porta audience, la protesta non-violenta invece no
Se cento imbecilli (perché la violenza di intelligente non ha nulla) distruggono le città per settimane vedremo quelle immagine nei telegiornali
Invece delle centinaia di persone pacifiche che protestano, giustamente, per i loro diritti, l’informazione presto se ne fregherà.
è un momento difficile, tra il virus e la crisi economica il futuro sembra sempre più nero e chi ci dovrebbe aiutare sembra non avere bene chiaro come fare
Di promesse ne abbiamo sentite tante, ma di soluzioni, per ora, se ne sono viste molto poche.
Usiamo la testa
Usiamo la nostra intelligenza
Protestare è un diritto, come anche affermato dal nostro presidente del consiglio, usare la violenza invece è una scelta.
Facciamo scelte intelligenti, che ci portino verso il nostro obiettivo.
Scegliamo di protestare con le nostre parole e le nostre idee
Perché di violenza non ne abbiamo bisogno per raggiungere i nostri obiettivi
Tranne nel caso che i nostri obiettivi siano quelli di non cambiare nulla.