Matthew McConaughey con il suo libro autobiografico “Greenlights” parla di un abuso subito da adolescente.
“Fui ricattato per fare sesso per la prima volta a 15 anni. Ero certo che sarei andato all’inferno”.
Matthew McConaughey
Sempre da quello che ci racconta nel suo libro, tre anni dopo subì un altro trauma.
“A 18 anni fui violentato da un uomo nel retro di un furgone, mentre ero privo di sensi”.
Matthew McConaughey
Una dichiarazione forte, pungente, inaspettata.
McConaughey – un uomo oltre il suo dolore
Così l’attore Matthew McConaughey parla pubblicamente di una vicenda personale che forse avrà cercato anche di dimenticare.
Ma un’esperienza così traumatica non si scorda; anzi ti martella il cervello, ogni giorno, ogni attimo della propria esistenza.
Poi si arriva al punto di voler parlare; anzi diventa un dovere.
Bisogna rivelare ogni cosa, con ogni mezzo a disposizione.

E lui lo fa con un libro autobiografico “Greenlights”, traduzione: semafori verdi.
Perché la vita va presa così: come tanti step da raggiungere, ognuno con il suo percorso. E se qualche volta il semaforo è rosso, nell’attesa bisogna pensare al proprio piano di azione.
Mai fermarsi, neanche di fronte ad una tragedia del genere.
Così l’attore americano è riuscito a dimostrarlo. Non solo con tutti i suoi grandi successi cinematografici, ma anche con questo libro.
Ha scelto il mezzo giusto, perché per parlare di un argomento così cocente serve qualcosa che rimanga scritto, indelebile, così come l’esperienza tragica vissuta. E soprattutto come lui dice:
«Mi ha aiutato a dare e ricevere libertà».
Matthew McConaughey
Matthew McConaughey, in passato, ha dimostrato sensibilità alla tematica degli abusi.
Nel 2006 infatti è stato uno dei supporter del Programma Eliminazione Stupri dell’Università del Texas.
Aveva infatti partecipato attivamente ad un progetto che lo ha visto coinvolto in prima persona. Era stato visto sorvegliare le strade buie del campus per accertarsi che gli studenti rientrassero in sicurezza.
McConaughey non solo parole, ma fatti.
Questo è il messaggio forte e chiaro che vuole inviare.
L’abuso sessuale sui minori è un fenomeno sempre più crescente.

Secondo le Nazioni Unite circa il 10% dei minori europei è o è stato vittima di qualche forma di abuso sessuale.
Eppure ancora si fa fatica a riconoscere l’effetto devastante che questo può generare, anche a distanza di molti anni. Spesso non si comprende davvero cosa succede a un minore abusato e gli adulti, profondamente toccati dai racconti della vittima, tendono a voltare le spalle, a cambiare argomento.
Esiste un piano di attacco?
Forse; ma vale la pena tentare.
Bisogna partire dal presupposto che esiste un conflitto tra l’esperienza del bambino e l’indifferenza del mondo adulto.
È necessario promuovere una maggiore consapevolezza dei rischi a cui i minori sono esposti, oltre a sradicare miti e convinzioni sbagliate sul fenomeno, che impediscono la prevenzione e l’assistenza corretta alle vittime.
L’adulto, se è a conoscenza degli abusi su un minore, ha sempre la responsabilità di denunciare e fare tutto quello che è in suo potere per interrompere le violenze. Così come i media, in particolare i social, hanno il compito di veicolare questo messaggio.
Nel bene o nel male bisogna parlare così da poter dare il giusto peso ad un fenomeno, fino a poco tempo fa, soffocato da una cultura intrisa di tabù e pregiudizi.