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sono fatto così - sguardo interiore

Io sono fatto così!

"Io sono fatto così" rappresenta una vittoria o una sconfitta? Come ci sentiamo realmente ogni volta che ci diciamo queste parole?
"Io sono fatto così" rappresenta una vittoria o una sconfitta? Come ci sentiamo realmente ogni volta che ci diciamo queste parole?

Io sono fatto così è la tipica affermazione di chi vuole chiudere la discussione e che non vuole mettere in discussione il suo comportamento.

Se io dico (e mi dico) “Sono fatto così”, sto dicendo che non sono contento di quello che ho fatto e di come sono; con quel comportamento ho dimostrato di non andare bene come persona, e ho confermato la brutta opinione che ho di me stesso. 

Sono deluso e irritato da me stesso ma non voglio darlo a vedere: so che non mi sono comportato in modo corretto, che non ce l’ho fatta a fare quello che dovevo, e che gli altri possono a buon ragione pensare male di me; e allora, sono costretto ad attaccare giustificandomi. 

Io sono fatto così… sancisce una sconfitta. Non ho il potere di fare diversamente. 

Io sono fatto così, segue sempre ad un comportamento o una risposta che ha deluso chi si aspettava qualcosa di utile o di confortante e che, all’opposto, ha ricevuto una risposta deludente, scorretta, o sgradevole. 

Ma chi è rimasto deluso non sono solo gli altri.
Anche noi siamo delusi, che ci guardiamo sconfortati di fronte all’ennesima conferma di non essere stati capaci di essere come avremmo voluto. 

Ci guardiamo consapevoli di non essere cambiati come avremmo voluto e di aver riprodotto ancora quel comportamento che, di fatto, dimostra che non andiamo bene. 

In quel momento, sconfortati, nella nostra testa ci diciamo: “Io non ce la faccio a fare diversamente”. 

Il mio comportamento è inevitabile. Il bisogno che si muove dentro di me e che decide il mio comportamento non riesco a contrastarlo.

Dicendo io sono fatto così, voglio chiudere lì la discussione, e posso dirlo con dispiacere o con disprezzo.

Nel dispiacere, mi mostro in un atteggiamento di fuga dalla mia mancanza, consapevole della mia colpa. Nel disprezzo, mi esprimo con aggressività, zittendo le critiche, per proteggere me stesso. 

Sono fatto così

Il nostro comportamento non è mai casuale. Noi agiamo sempre per un obiettivo.

Se ne siamo consapevoli, agiamo sapendo per quale obiettivo lo stiamo facendo, sappiamo anche che avrà delle conseguenze e, più o meno, ce ne facciamo carico.

Se non ne siamo consapevoli, non abbiamo il controllo del nostro comportamento, non sappiamo neanche prevedere l’effetto che questo produrrà e quando il risultato è negativo o dimostra qualche nostra deficienza, ci rendiamo conto di essere caduti per l’ennesima volta nei nostri meccanismi automatici sgraditi. E questo è di grande sconforto.

Molta della nostra insoddisfazione è legata a questa incapacità di essere come vorremmo essere, al sentirci impotenti di fronte all’inevitabilità del nostro “Io sono fatto così”

Noi vorremmo essere noi stessi e vivere la nostra vita con spontaneità, esprimendo liberamente le nostre esigenze e le nostre opinioni.

Questa è la trappola mentale a cui siamo stati condizionati e che crea spesso dei problemi: ci hanno abituati a credere che essere spontanei e autentici sia il top della libertà espressiva, e che sia la giusta via per vivere pienamente la vita.

Agire spontaneamente è ciò che in questo momento, tira di più. 

È ciò che la pubblicità e l’egocentrismo sociale imperante continuano a dirci: Sii te stesso, esci fuori dal coro, hai diritto al meglio, prendilo.

Io sono fatto così, è la presa di coscienza della sconfitta di questa filosofia.

La dimostrazione di dove si va a finire se la propria spontaneità è rozza ed egoista. 

Essere spontanei significa farsi guidare più dalla pancia che dalla consapevolezza. 
E se è la pancia a guidare, guida il bisogno, e se si è nel bisogno, si pensa solo a se stessi e non si ha riguardo per nessuno. 

Se è la consapevolezza a guidare, è la serenità interiore a guidare, e non c’è nessun bisogno, nessuna paura nel confronto, perché non c’è lotta, non c’è niente da difendere, ma solo curiosità e voglia di confrontarsi. 

Da una parte c’è, io sono fatto così, dall’altra, ciò che vogliamo raggiungere. 

Noi pensiamo che unire la spontaneità con ciò che vogliamo raggiungere, sia la cosa giusta da fare, ma in realtà, è proprio essere come siamo il principale ostacolo al raggiungimento dei nostri obiettivi. 

Obiettivo da raggiungere

Vivere una vita soddisfacente e in pace non è raggiungibile solo attraverso l’essere se stessi. 

Essere sereni, in pace con se stessi, appagati, è un percorso da conquistare, è un arricchimento di chi siamo. 

È strettamente legato al raggiungimento di ciò che ci permetterà di vivere quelle esperienze emotive, alla chiarezza di cosa veramente vogliamo e di quanto siamo disposti a lottare per quegli obiettivi. Questo, si ottiene imparando a leggere il mondo intorno a noi e a mediare con esso e non a volere a tutti i costi qualcosa per noi contro di esso. 

Noi viviamo i momenti della nostra vita sempre sotto l’influsso della tonalità emotiva del momento.

Questo significa che in quel momento non siamo chi realmente siamo, ma chi siamo sotto l’influenza di quelle emozioni.

Quello che siamo in quel momento, impronta i nostri obiettivi, che potranno essere, a seconda delle emozioni dominanti, obiettivi di sopravvivenza o di crescita. 

Ciò che noi siamo, se siamo prigionieri dei nostri bisogni, tende a cristallizzarsi in una rete di automatismi che limita la nostra libertà di scelta, e ci fa raggiungere solo ciò che questi automatismi ci permettono. 

Il nostro IO tende ad avvitarsi su se stesso, è pieno di un passato che continua a vivere nel presente. È capace solo di ripetere all’infinito i programmi che ha dentro di sé. 

Lasciato a se stesso non permetterà alcun cambiamento: quello che si prova quando siamo quelli che dicono “sono fatto così” è solo sofferenza.

Noi, però, possiamo andare oltre, possiamo vivere meglio e di più. 

Bisogna volerlo, bisogna lavorarci sù, nonostante siamo fatti così.

Equilibrio