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le emozioni al potere
le emozioni al potere

Emozioni al potere

Se le emozioni sono la prima forma comunicativa, mi chiedo: i nostri politici, quando parlano, sono consapevoli delle emozioni che fanno vedere? E soprattutto, quando parlano, sono consapevoli degli effetti che queste parole hanno su tutti noi?
Se le emozioni sono la prima forma comunicativa, mi chiedo: i nostri politici, quando parlano, sono consapevoli delle emozioni che fanno vedere? E soprattutto, quando parlano, sono consapevoli degli effetti che queste parole hanno su tutti noi?

Le emozioni sono state il primo sistema di informazioni che abbiamo sviluppato come esseri umani: prima ancora di parlare o gesticolare, comunicavamo attraverso le nostre emozioni.
Anche se oggi la linguistica è la prima forma comunicativa, le emozioni rimangono il canale di comunicazione più potente e più funzionale.

Ogni giorno i giornali e le trasmissioni tv diventano una passerella per i nostri politici.
Ogni giorno veniamo imbrigliati dentro fiumi di parole complesse di cui raramente comprendiamo il significato completo.

Ma qualcosa ci rimane sempre: una sensazione, una sequenza di emozioni che, oltre ad avere il potere di modificare la nostra visione della realtà, ci modifica radicalmente la giornata.

Gli effetti “collaterali” delle emozioni

Se le emozioni sono la prima forma comunicativa, mi chiedo: i nostri politici, quando parlano, sono consapevoli delle emozioni che fanno vedere?
E soprattutto, quando parlano, sono consapevoli degli effetti che queste parole hanno su tutti noi?

Credo che a queste domande si possa rispondere in due modi diversi.
Da una parte, credo fortemente che i politici siano dei professionisti, quindi quando dicono qualcosa non dovrebbero moderare solo la forma linguistica ma anche il tono emotivo con la quale la esprimono.

Dall’altra penso che tutti i politici, prima di essere cariche pubbliche, siano esseri umani e quindi, in quanto tali, siano soggetti a stati emotivi più o meno forti.
La differenza è che se io mi arrabbio sul divano di casa mia non rischio di rovinare la vita di centinaia di persone!

Emozioni universali

Ma come facciamo a definire che una persona sta provando una determinata emozione?
Spesso sento dire che ogni persona rappresenta le emozioni in modo differente.
E se non fosse così? E se le emozioni venissero espresse nello stesso modo da tutti?

Per risolvere questo dilemma viene in nostro soccorso Paul Ekman, psicologo statunitense, che, grazie alle sue ricerche, ha scoperto che l’espressione delle emozioni avviene tramite l’attivazione di determinati muscoli.
Come scritto nel suo libro “Te lo leggo in faccia” (di cui puoi trovare la recensione qui), la faccia degli esseri umani possiede circa 42 muscoli che risultano essere i principali vettori della comunicazione emozionale.
Inoltre, esistono determinate emozioni, chiamate universali, che sono rappresentate dai muscoli facciali esattamente nello stesso identico modo, in tutto il mondo e in tutte le culture.
Infine, esistono due circuiti nervosi su cui viaggiano le emozioni e, se da una parte l’uomo può assumere volontariamente una determinata espressione, dall’altra queste ultime possono presentarsi sulla nostra faccia in modo involontario.

L’attivazione di una particolare emozione è in grado di attivare anche i circuiti involontari.

Per questo motivo è impossibile negare completamente l’espressione di una emozione: alcuni muscoli si attiveranno comunque, anche se magari solo per un breve istante della durata di una frazione di secondo.

E’ interessante notare come esista anche una sorta di feedback di ritorno: l’attivazione dei muscoli interessati da una particolare espressione può far partire o facilitare uno stato emotivo, proprio perché dentro il nostro cervello abbiamo dei neuroni chiamati neuroni specchio.

Questi neuroni sono “istruiti” nel copiare quello che vedono, quindi se osserviamo per abbastanza tempo qualcuno che prova un emozione, inizieremo a provare emozioni simili.

Per questo i toni della politica sono costruiti sempre più spesso per attivarci a livello emotivo.

Sappiamo benissimo che un politico che esprime emozioni riesce a far passare meglio i contenuti dei suoi discorsi. Questo avviene perché, come è stato ampiamente dimostrato, i ricordi ai quali abbiamo maggiormente accesso sono quelli collegati alle nostre emozioni.

I politici dovrebbero essere sempre consapevoli della loro funzione pubblica, perché hanno il potere di influenzare milioni di persone.

Ovviamente quanto detto va interpretato nel modo corretto.
Le foto scelte sono funzionali alla spiegazione di un meccanismo generale.
In queste foto non sappiamo quale sia il contesto generale, quindi viene più semplice prendere un fotogramma e usarlo per raccontare come funzioniamo.

Ed è anche vero che i politici dovrebbero essere sempre consapevoli della loro funzione pubblica, perché hanno il potere di influenzare milioni di persone. Ovviamente, come tutti gli esseri umani, non possono controllare i muscoli involontari, ma potrebbero tranquillamente scrivere discorsi basati sui fatti e non sull’emotività da scatenare.

Per tutto quello che abbiamo detto, quindi, dobbiamo essere consapevoli che le nostre emozioni hanno un impatto importante in chi ci ascolta e ci vede attraverso uno schermo.

Comprendere che mostrarsi aggressivi o intolleranti produce negli ascoltatori emozioni di rabbia o disgusto deve essere il primo passo per moderare i toni della politica.

In questo momento storico, tra pandemia e recessione economica, non abbiamo bisogno di politici che urlano, offendono e alimentano il fuoco delle emozioni.
Non ci servono dei politici che, per fare consensi, sfruttano le debolezze umane per alimentare le paure e il fuoco dell’intolleranza.
In questo momento cosi delicato abbiamo bisogno di persone competenti, in grado di gestire le proprie emozioni e in grado di costruire una comunicazione non-violenta.

Perché le emozioni possono essere un enorme freno o una grande spinta verso il cambiamento.

Sogno politici in giacca e cravatta, che discutono sulle soluzioni reali e attuabili per cambiare la rotta di questo pazzo mondo che non troppo lentamente sta navigando verso il disastro.
Sogno a capo della nave qualcuno in grado di trasmettere fiducia e permettere alle persone di esprimere la loro parte migliore. Sì, perché di quella peggiore ne abbiamo pieni i giornali.

Il mondo si cambia un’emozione positiva alla volta

Michele Quadernucci



Per concludere voglio fare una precisazione importante: tutte le foto sono state selezionate per evidenziare le micro espressioni facciali e non hanno nessun riferimento alle persone associate.
Questo articolo vuole evidenziare come tutti gli esseri umani provano emozioni a prescindere dalla loro esperienza politica o umana.
Le foto sono state volontariamente scelte senza fare riferimento al contesto in cui sono emerse perché non si tratta di giudicare nessuno ma solo evidenziare quanto le emozioni impattano sulla vita personale di tutti noi.

Michele Quadernucci
Laureato in Sviluppo economico, Cooperazione internazionale e Gestione dei conflitti presso l’Università degli Studi di Firenze, ha ampliato le sue competenze con un diploma triennale di Counseling psicosomatico ad indirizzo comunicativo, olistico, integrato. Ha proseguito le sue formazioni nel campo della formazione e del benessere ottenendo l’Internazional NLP Coaching Certification di Grinder, Bostic e Frausin e diventando formatore nell’uso delle LifeSkills. Lavora per lo sviluppo dell’intelligenza emotiva nel contesto educativo e formativo, usando la gestione dello stress e delle emozioni come base per una didattica innovativa; negli anni ha sviluppato modelli di lavoro sulle emozioni e sulla didattica legati alle LifeSkills e all’intelligenza emotiva, che permettono di ottenere risultati eccellenti, ecologici e ripetibili.