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Biden, l’Oms e la Cina: dal Covid 19 a Trump e ritorno

Biden e la Cina si scontrano sul coronavirus; il terreno di scontro non sono idee e supposizioni, ma l'OMS l'organizzazione che dovrebbe tutelare tutti noi ma che da qualche tempo sta vacillando.
Biden e la Cina si scontrano sul coronavirus; il terreno di scontro non sono idee e supposizioni, ma l'OMS l'organizzazione che dovrebbe tutelare tutti noi ma che da qualche tempo sta vacillando.

Iniziamo questa analisi di Biden e del suo operato con Cina e OMS da una fonte solida.

Washington vuole più informazioni da Pechino e nutre «profonde preoccupazioni» per le indagini dell’Oms in Cina sull’origine del coronavirus. Il consigliere per la Sicurezza nazionale della Casa Bianca, Jake Sullivan, ha espresso perplessità per i risultati comunicati dalla missione dell’agenzia Onu per la Salute. In conferenza stampa da Wuhan, città dove è cominciata la pandemia, avevano affermato che il contagio sarebbe stato provocato da prodotti ittici congelati e non da un laboratorio locale, come ritengono alcuni. Quelle dichiarazioni, tuttavia – ha sottolineato Sullivan – potrebbero essere frutto di informazioni incomplete. A confermare tale ipotesi, a sorpresa, la stessa Oms che, con una giravolta a sorpresa, ha confermato i dubbi statunitensi.

Stralcio ANSA su Avvenire del 14/02/2021

«Vogliamo più dati, abbiamo chiesto più dati», ha reso noto ieri, dopo il ritorno in patria, Peter Ben Embarek, lo scienziato che ha guidato la missione.

A fornire maggiori dettagli sulla questione è stato un altro esperto, il microbiologo Dominic Dwyer.

Secondo quest’ultimo, la Cina si sarebbe rifiutata di consegnare all’Oms alcuni elementi chiave, ovvero i dati grezzi dei primi pazienti.

Una «pratica standard», ha affermato Dwyer.

Pechino, però, avrebbe fornito agli esperti solo un riassunto, materiale insufficiente per arrivare a conclusioni definitive.

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Biden e il “nemico” Cinese

La Cina è il perno dialettico della nuova fase della globalizzazione.

L’impero cinese confuciano-comunista incanta e, insieme, ispira reazioni contrastanti.

Ma tutti vogliono stare nel giro cinese.

Ora Biden si sta accorgendo che la partita dell’egemonia globale si gioca brutalmente con la Cina e quest’ultima è il Nemico di schmittiana memoria.

Il Nemico, ho detto: necessario ed insidioso.

Dopo decenni di angeli ed anime belle che, tra operazioni in Iraq e Siria, si sono esercitati in strategie “soft power” da tavolino, ora la situazione si è fatta seria.

Questi giocano duro, hanno soldi e sono ancora…cinesi.

Trump aveva messo i paletti contro l’impero confuciano-comunista, ora Biden si accorge che c’era del metodo in quell’apparente follia anti-bilancia commerciale USA.

E lo scopre di fronte al mostro iniziato in Cina, ossia il Coronavirus.

Benvenuto nel XXI sec.

Il consigliere per la Sicurezza nazionale, Jake Sullivan nutre perplessità sulle dichiarazioni della Cina: c’è da rimanere esterrefatti di fronte a simili affermazioni provenienti dalle più autorevoli fonti internazionali.

Ma stiamo scherzando?

E’ noto nell’universo mondo che i cinesi al comando mentano sempre e nascondano sempre tutto ciò che potrebbe anche lontanamente metterli in difficoltà.

Nel Seicento questa pratica si chiamava “dissimulazione” e un filosofo italiano del Seicento, Torquato Accetto, ne declinò le caratteristiche antropologiche, comportamentali, politiche e sociali.

Nel suo pensiero, la dissimulazione può anche essere “onesta”, ossia richiesta dalle circostanze, ed applicata ad hoc.

In questa versione, perfino la Cina potrebbe convertirsi a questa visione etico-politica, presumendo che ogni mossa debba avere un movente necessario.

Sia come sia, i sospetti sulla superpotenza ad un tempo confuciana e comunista, che controlla tutta la società, reinventa il totalitarismo in salsa post-moderna e paga i debiti a mezzo mondo, sono e rimangono più che legittimi.

OMS, riflessioni e conclusioni

L’Oms è l’istituzione internazionale più imbarazzante in circolazione, ma stavolta si sente chiamata a gettare l’anima oltre l’ostacolo, favorendo sospetti nei confronti della trasparenza cinese, che equivale ad avere sospetti nei confronti di un ladro di professione colto in fragranza di reato, nell’atto di razziare ogni bene in una villa di lusso.

Si è svegliata l’Oms e nella fase post-Trump: a pensar male, si fa peccato, ma, come insegnava Giulio Andreotti (alla scuola dei Gesuiti), spesso ci si indovina.

Dunque, arriviamo alle seguenti conclusioni:

a) la nuova amministrazione americana si è “trumpizzata” di fronte al Nemico cinese;

b) l’Oms ha seguito l’esempio americano, perché, si sa, exempla trahunt, gli esempi trascinano, soprattutto quando sono già belli, buoni e veri, in quanto provenienti dall’amministrazione Biden, il baluardo del progressismo occidentale che ha sconfitto la becera violenza reazionaria del trumpismo.

E, in questo nuovo gioco di specchi, chi vince è ancora una volta la Cina, il realismo politico che sa ancora distinguere gli amici dai nemici e, last but not least, insieme alla Cina vince anche Trump, che aveva già capito che con chi ti vuole schiacciare e infine fregare con un virus non si deve trattare.

Altrimenti, secondo il verbo del presidente Mao, diventi, che ti piaccia o no, una “tigre di carta”

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