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Storia: ricostruire è il mestiere della vita

La storia si occupa dell'uomo e non c'è fase storica in cui egli non abbia dovuto ricostruire qualcosa. Ciò vale anche oggi.
La storia si occupa dell'uomo e non c'è fase storica in cui egli non abbia dovuto ricostruire qualcosa. Ciò vale anche oggi.

Il grande studioso di Storia Marc Bloch (1886-1940) aveva il dono dell’immaginazione e del nitore linguistico: “Lo storico è come l’orco della fiaba: là dove fiuta odore di carne umana, là sa che è la sua preda” (Apologia della storia o mestiere di storico [1944]).

La storia si occupa dell’uomo.

Non del passato e della memoria.

Men che meno del ricordo, del tutto individuale.

La storia è lo spazio in cui l’uomo diventa soggetto attivo del cambiamento o della resistenza all’oppressione (Simone Weil). Il mondo umano è storico e si traduce in mondo di significati attraverso i simboli, i valori e la cultura.

storia

Chi non conosce la storia, non librescamente, non come un erudito in cerca di platea a buon mercato, ma come un io consapevole della posta in gioco, che è né più né meno che il destino dell’uomo coinvolto nel dramma della vita, di fatto non è in grado di re-agire e di agire efficacemente e creativamente nella società.

La storia non si ripete meccanicamente, ma dispone di strutture permanenti e di regolarità capaci di abbracciare ogni ambito della vita umana, dalla politica all’economia, dalla religione alla cultura: non esiste il mutamento assoluto, come, parimenti, non esiste la regolarità meccanica e deterministica.

La storia è il mondo della possibilità sottoposto alla regolarità di certe costanti umane.

La politica del ‘900 si è nutrita di storia e gli uomini politici di questo secolo tanto tragico quanto affascinante mai avrebbero pronunciato le parole di Obama, appena insediato alla Casa Bianca:

“Il futuro appartiene a noi”.

Il futuro è quell’insieme di variabili legate alle molteplici dinamiche della possibilità storica, che fa capo all’ “odore di carne umana”: è possibile prevedere il futuro, sia chiaro, come George Friedman e Philip E. Tetlock hanno dimostrato, ma, per poterlo fare, occorre fare “come l’orco della fiaba”.

Ricostruire a storia

L’altro elemento da considerare è la regolarità storica per eccellenza: la pratica del “ricostruire”.

Non c’è fase storica, periodo post-crisi e perfino tempo apparentemente “normale” in cui l’uomo non abbia dovuto ricostruire qualcosa. L’esperienza umana si muove sempre tra le macerie e l’infinito. 

Ciò vale anche oggi.

La pandemia che sta attraversando in lungo e largo il mondo iperglobalizzato è una fase acutamente drammatica specificamente storica.

E in questa fase occorre ricostruire.

storia

Non occorre avere “resilienza”, come recita il mantra del pensiero dominante, perché resistere, tornare ad una non meglio definita forma “originaria” rischia di rilanciare il mito, già demolito da Lucrezio, dell’ “età dell’oro”.

Casomai serve conservare la postura mentale del “reazionario”, che, negando alla radice il proprio tempo, riesce a penetrarlo in ogni recesso. Il reazionario insiste nel mondo storico proprio perché di storia non vuole morire e non crede nel futuro a buon mercato. 

Gomez Davila è un maestro di questa scienza senza numeri, una scienza dell’anima.

Serve più Gomez Davila a fronteggiare la pandemia che la sequenza infinita di analisi, vaticini e numeri sparati ad ogni piè sospinto, come il distillato di una falsa metafisica che, pur venduta e comprata a peso d’oro, non riesce proprio a celare il suo carattere ideologico.

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