Una ricerca continua, sin dalla notte dei tempi!
Quasi tutti i manuali di auto-aiuto e crescita personale puntano sull’empowerment e sul pensiero positivo per dare suggerimenti su come migliorare la vita ed essere felici.
Quello della ricerca della felicità è un argomento che accompagna l’essere umano dalla notte dei tempi ma che pare essere diventato centrale nella nostra società tanto da apparire a volte quasi una ossessione.
Anche io ho elaborato le mie tre regole per la felicità e vorrei proporvele.
La prima regola della felicità che insegno ai miei clienti è che vanno bene anche infelici.
Il grande limite dei manuali di auto-aiuto è che sottolineano troppo poco, o quasi per nulla, che il dolore, la tristezza, la malattia, il fallimento, la pigrizia, lo scarso successo non fanno di te una persona meno degna di amore, attenzione, e di esistere già ora, così come sei.
La mia seconda regola della felicità è che la felicità non va confusa con l’allegria e la gioia perenne.
Molti dei miei clienti vorrebbero che insegnassi loro a non provare paura, dolore, tristezza, invidia, disgusto, rabbia. Il primo grande errore è dare a queste emozioni o agli stati d’animo che il loro mischiarsi generano la nomea di “emozioni negative” e volerle sfuggire.
Le emozioni sono solo emozioni e ciò che ne facciamo, come le gestiamo, che può essere più o meno utile alla nostra vita. Più le conosciamo, le accogliamo e poi le lasciamo scorrere senza farci sequestrare per lunghi periodi e più saremo felici.

Ed eccoci alla mia terza regola per essere felici. Per spiegarla però è necessario che vi dica che cos’è per me la felicità.
La felicità è un atteggiamento verso la vita composto da fiducia, consapevolezza, gratitudine, comunione e accettazione.
Per cui la felicità non è qualcosa che viene da fuori di noi ma da dentro di noi.
Potremo imparare tutte le regole di tutti i manuali, potremo fare con rigore tutti gli esercizi per incrementare le nostre abilità nel parlare, essere simpatici, avere successo, fare soldi, mantenere la forma fisica, e continuare ad essere comunque infelici. Molti miei clienti vengono da me dicendomi “ho fatto tanti corsi di autostima, ho applicato la tecnica tale e il manuale tal altro ma nulla funziona”.
Purtroppo molto spesso pensiamo che per essere felici sia necessario cambiare la nostra vita, ma molto più spesso è quando siamo felici che cambiamo la vita.
Personalmente nel mio modello di lavoro propongo esercizi sull’autostima e costruisco coi clienti moduli di lavoro sulla vita quotidiana solo dopo avere introdotto un “caro amico” nella sua vita.
L’osservatore equanime.
Ed eccoci alla regola. Per essere felice occorre guardare a se stessi con animo imparziale, sereno, privo di pregiudizi. Invece di lottare con le parti di noi che non ci piacciono, l’osservatore equanime instaura con esse una sorta di dialogo e compromesso, ci insegna a tenere ciò che ci serve per usarlo quando ci serve.

L’osservatore equanime ci accompagna attraverso i fallimenti senza negarli o positivizzarli, ma accettandoli come esperienze di vita permettendoci di farne tesoro. Ci porta nel potere personale proteggendoci dai deliri di onnipotenza e dall’arroganza. Ci porta nel dolore e nella tristezza insegnandoci che a volte un ritiro emotivo, qualche lacrima e il silenzio sono funzionali al nostro miglioramento.
Ed ora il “più una”. La felicità è già lì, basta che tu chiuda gli occhi perché nessuna regola mia varrà mai quanto una tua.
Di tanto in tanto è bene fare una pausa nella nostra ricerca della felicità ed essere semplicemente felici.
Guillame Apollinaire