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8 marzo: No fiori ma opere di bene …..

No fiori ma opere di bene per questo 8 marzo , dove per opere di bene si intende : pari dignità, più asili pubblici , meno stereotipi di genere e sessisti, parità salariale, diritto all’aborto sicuro.
No fiori ma opere di bene per questo 8 marzo , dove per opere di bene si intende : pari dignità, più asili pubblici , meno stereotipi di genere e sessisti, parità salariale, diritto all’aborto sicuro.

L’origine delle celebrazioni dell’8 marzo, Giornata internazionale dei diritti delle donne, si perde nella notte dei tempi e forse nella leggenda, più che nella storia.

L’ipotesi più accreditata per lungo tempo è stata quella che vede in questa data il ricordo e la commemorazione di centinaia di operaie morte in un rogo in fabbrica, avvenuto a New Work nel 1908.

Altre fonti riportano come elemento di rimembranza la violenta repressione poliziesca di una presunta manifestazione sindacale di operaie tessili , tenutasi a New York nel 1857.

Altre fonti ancora riferiscono di scioperi o incidenti verificatisi a Chicago o Boston o New York.

L’origine della ricorrenza è fortemente controversa , secondo altre fonti ancora, che sembrerebbero più accreditate, la sua istituzione risale al 1910, nel corso della seconda conferenza dell’Internazionale Socialista di Copenaghen e sarebbe stata di Rosa Luxemburg  la proposta di dedicare  questo giorno alle donne.

Come è nato l’8 marzo

Secondo altre tesi fu la Rivoluzione bolscevica ad imporre l’8 marzo.

Il 23 febbraio 1917 del calendario giuliano, che corrisponde appunto all’8 marzo del calendario gregoriano, le operaie di Pietroburgo manifestarono contro la guerra e la mancanza di cibo.

Alcune studiose e femministe italiane, tra le quali Ombra, ipotizzano che per rendere più universale e meno caratterizzato politicamente il significato della ricorrenza si preferì omettere il richiamo alla Rivoluzione bolscevica, ricollegandosi ad un episodio non reale ma verosimile della storia del movimento operaio degli Stati Uniti.

In Italia la Giornata Internazionale della Donna fu tenuta per la prima volta soltanto nel 1922, per iniziativa del Partito Comunista Italiano.

Al di là della vera origine storica  è indubbio che essa data rappresenti un simbolo (o almeno dovrebbe) di lotta e riscatto.

Di conquista di diritti di genere, mantenimento di essi ed il cammino delle donne verso la conquista di una parità reale, di una più compiuta emancipazione.

I clichè sessisti però sono duri a morire, ed anche nel “moderno” ed “opulento” occidente essi non mancano.

E se ancora nell’anno di grazia 2021 una donna per sentirsi maggiormente autorevole  ha bisogno di declinare la sua professione al maschile piuttosto che al femminile non compie solo un errore grammaticale.

Un monologo che sembra una resa

E dallo stesso palco ( Il palco ovviamente è quello di San Remo, e le donne citate Venezi, direttrice d’orchestre, e Palombelli, giornalista) un’altra donna sostiene durante un monologo, scontato e banale, che “Sono le donne che mantengono il paese e la scuola attraverso un tablet ….”

E gli uomini, signora Palombelli, che fine hanno fatto gli uomini???

Si sono estinti tutti? 

E le istituzioni, signora Palombelli, che fine hanno fatto le istituzioni????

Si sono, anche esse, estinte tutte????

Viviamo in Anarchia e non me ne ero accorta???

Il lavoro di cura sciura mia, non è, non dovrebbe essere esclusivo compito delle donne!!!

E non sono questioni di lana caprina.

Non sono inutili polemiche post sanremesi.

Ciò che non si nomina non esiste. 

E “l’angelo del focolare” versione post moderna, cara signora Palombelli, sembrerebbe non avere più alcuna attrattiva, se mai ne abbia avuta …

L’8 marzo significa dignità ed emancipazione

Se le donne non hanno nell’immaginario comune , nelle parole (che sono importanti!!!!), nelle case private, sui posti di lavoro, nelle stanze del potere, un ruolo che le elevi a persone con pari dignità e diritti è del tutto inutile pene severe e severissime difronte all’ennesimo femminicidio.

Non abbiamo bisogno di un sistema maggiormente repressivo, bensì di una cultura altra, di più ampio respiro per le donne.

Di una cultura che più che reprimere impedisca tali barbarie.

Ed esse possono essere evitate solo attraverso la cultura del rispetto e della dignità. 

No, uno stupro non è colpa della donna che se l’è cercata.

Si, si può andare in una camera da letto con un uomo e cambiare idea. 

No, la colpa non è della minigonna. 

No, le donne non devono rinunciare ad uscire sole la sera o intraprendere un viaggio.

No, non avere un figlio/a non è sinonimo di “anormalità”.

No, non tutte le bambine amano il rosa e la danza. 

No, non esistono giochi per bimbe e giochi per bimbi.

No, non si dice Direttore se sei una donna.

No, il lavoro di cura non spetta solo alle donne.

Dall’inizio dell’anno ad oggi dodici donne sono morte per mano di ex, compagni, mariti, amanti.

E no non è stato un raptus.

No fiori ma opere di bene per questo 8 marzo , dove per opere di bene si intende : pari dignità, più asili pubblici , meno stereotipi di genere e sessisti, parità salariale, diritto all’aborto sicuro. 

In due parole: dignità ed emancipazione.

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