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La vita è un cammino dello sguardo.

Possiamo osservare la vita attraverso le Prove storiche di resurrezione; perché la vita alla fine di tutto è un cammino, che possiamo osservare con il nostro sguardo.
Possiamo osservare la vita attraverso le Prove storiche di resurrezione; perché la vita alla fine di tutto è un cammino, che possiamo osservare con il nostro sguardo.

Possiamo osservare la vita attraverso le Prove storiche di resurrezione; perché la vita alla fine di tutto è un cammino, che possiamo osservare con il nostro sguardo.

Ubi amor, ibi oculos

Riccardo di San Vittore

Prova n. 1: le aspettative della vita ovvero l’effetto Pigmalione o effetto Rosenthal

Insegno storia e filosofia al liceo.

Angolo di osservazione privilegiato.

Quando hai di fronte a te un ragazzo o una ragazza che sembra non carburare, non gira come potrebbe, hai due strade davanti a te: o pieghi di fronte all’imperio dei tuoi schemi la creatura che sei chiamato a far crescere, dichiarando, così, defunto l’educatore che è (o dovrebbe essere) in te, oppure sposti l’angolo visuale e afferri con vigore l’effetto Pigmalione.

Di che si tratta?

Semplice (non facile, sia chiaro): carichi di aspettative positive il ragazzo o la ragazza, ti aspetti che accada qualcosa di veramente buono nella sua vita, e l’esito sarà positivo (perlomeno migliore).

La profezia che si autoavvera, Watzlawick docet.

Scommetti fino in fondo sui tuoi ragazzi, accettando anche di essere smentito dai fatti.

Cessi di passare dalla tirannide pendolare frustrazione-rabbia: il mio mestiere è come quello del contadino si semina, amando il proprio campo, poi, quando Dio vorrà, si raccoglieranno i frutti (percentuali sempre da definire, tra l’altro).

L’effetto Pigmalione funziona anche in altri contesti, dal lavoro alla politica.

Forse anche Draghi sta ripassando la materia.

Prova n. 2: anche la vita in carcere può essere una liberazione

Parliamo di un terrorista di “rude razza pagana” (Tronti), capo militare di Prima Linea, Maurice Bignami autore di un prezioso testo “addio rivoluzione” che ho letto ed apprezzato.

Prima Linea era il gruppo terroristico più pericoloso dopo le Brigate Rosse, quindi stiamo parlando di “gente seria che non scazza”, come diceva Gaber.

Maurice non scherzava, faceva sul serio, fino al punto di ritrovarsi in galera, a 30 anni, viene condannato, nel 1987 a 20 anni di carcere, l’ultimo ad uscire di galera.

Una volta preso, Maurice sorride e si sente liberato dal peso della sua violenta ideologia che produceva morte e distruzione.

Da quel momento inizia un percorso di recupero della sua umanità e trova Cristo sulla sua strada.

Un amico, ricercatore di filosofia all’Università degli Studi “G. d’Annunzio” di Chieti-Pescara, il Dott. Giuseppe Fidelibus, mi ha condotto fino a Bignami e il suo percorso ha molto da dire agli uomini del nostro tempo: la vita è un cammino dello sguardo.

Nel caso di Maurice, anche la fede è un cammino dello sguardo: i due cammini si incrociano sviluppando un territorio dell’umano in cui non vi è un solo millimetro di terra-di-nessuno.

Tutto è abitato e percorso dall’umano riemerso dalle tenebre: l’io rinasce in un incontro.

Maurice dice: di fronte ai parenti delle vittime, che mi domandavano: “come stai? Ti trattano bene in carcere?”, ho dolorosamente e salvificamente saggiato la forza di un Altro, e questa è pura grazia.

Il suo sguardo sulla vita è radicalmente mutato perché un Altro, attraverso altri fratelli uomini, lo stava guardando con amore e misericordia infinita.

Così la vita di un uomo può cambiare, di schianto. Si chiama conversione ed è un fatto, non un mero, seppur nobile, sentimento.

vita in carcere

Prova n. 3: “quegli inventari fatti sempre senza amore”

Ci sono giganti di umanità ed espressività integrale negletti e pressoché sconosciuti al grande pubblico. 

Fra questi ve n’è uno che mi è particolarmente caro: Claudio Chieffo

Una canzone di Claudio è un manifesto personale, per me e non solo per me, ne sono certo.

Parla di amicizia, di fraternità e di perdono.

Un passaggio della canzone è un monumento di verità: 

“E non riuscirono a fermarlo neanche i bilanci della vita, quegli inventari fatti sempre senza amore”.

Claudio Chieffo – la canzone degli occhi e del cuore

Ecco il cuore luminoso dell’esistenza: l’inarrestabile slancio verso il bene e la verità, al di là di se stessi, al diavolo “i bilanci della vita, quegli inventari fatti sempre senza amore”.

Giunti a una certa età (la mia, per esempio: 55 anni), si fanno “inventari” e sono rigorosamente “fatti senza amore”: ho sbagliato questo e quello, non ho afferrato quell’occasione, ho perso troppi treni, non ho fatto tutta la carriera che avrei potuto e perfino dovuto fare, etc.

Guardarsi con amore – ubi amor, ibi oculos – è il mestiere più complicato del mondo.

Incalzati da “quegli inventari fatti sempre senza amore” non diamo tregua al nostro presente e pregiudichiamo il chiarore di speranza del nostro futuro.

Ma, ormai lo sappiamo, la vita è un cammino dello sguardo.

E comincia dal primo “io” che vediamo riflesso allo specchio, al mattino, in bagno, dopo la parentesi notturna del sonno.

Il cammino del nostro sguardo inizia proprio allora.

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