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Autolesionismo nei ragazzi “della terra di mezzo”

Nei ragazzi della "terra di mezzo" l'autolesionismo è un fenomeno sociale dilagante, aggravato ulteriormente dalla pandemia.
Nei ragazzi della "terra di mezzo" l'autolesionismo è un fenomeno sociale dilagante, aggravato ulteriormente dalla pandemia.

L’autolesionismo è ormai un fenomeno sociale dilagante.

Stavo in piedi nel bagno, mi guardavo allo specchio, ma non mi riconoscevo (…) E quando perdi del tutto controllo, cosa ti resta? Vidi i rasoi che i miei tenevano nell’armadietto dei medicinali. Sembrava avere senso allora anche se non so esattamente perché. In seguito, più tagliavo e più capivo perché.

Marilee Strong – “Un urlo rosso sangue”

Per autolesionismo intendiamo gli individui che si procurano dei danni al corpo, utilizzando diversi strumenti, non necessariamente con intenzionalità suicida (tagliarsi, bruciarsi, grattarsi o graffiarsi fino all’uscita di sangue, strapparsi i capelli…).

Ne soffrono in maggiore misura gli adolescenti e i giovani adulti e a volte, all’interno del continuum degli atti autolesionistici, si può arrivare al suicidio.

Gli studi su questo fenomeno e le statitische su chi agisce questi comportamenti sono presenti da molti anni e si è riscontrato un aumento degli adolescenti che compiono questi agiti.

Negli anni si è vista una correlazione tra agiti autolesionistici e agiti suicidari, le due situazioni sono mosse da dinamiche psicologiche diverse, ma si è riscontrato fattore predittivo tra i primi e i secondi.

Già nel 2000 l’organizzazione Mondiale della sanità aveva prodotto un documento per la prevenzione al suicidio.

All’interno del web, le persone che compiono questi atti possono postare scritte, frasi, immagini di dolori senza un volto per ricevere dalla comunità social un confronto o un sostegno anzichè stigma sociale o un etichettamento.

autolesionismo

“Quando sentite o leggete di qualcuno che compie questi atti qual’è la prima cosa che vi viene in mente? “

“Cosa pensate per prima cosa?”

“Come pensate che reagireste alla notizia di qualcuno vicino che compie questi comportamenti?”

Sono queste alcune delle domande da porsi per poter essere inclusivi anche con loro anzichè relegarli ai margini della società e delle relazioni.

Sono molteplici le modalità dirette ed intenzionali con cui ci si può fare del male e molteplici sono anche le cause che possono portare a questi comportamenti di autolesionismo.

É opportuno tracciare un quadro variegato evitando semplificazioni o etichettamenti fuorvianti.

Situazioni che portano all’autolesionismo

L’autolesionismo in adolescenza o nella giovane età adulta di solito è legato a situazioni come depressione, stress, ansia, emotività negativa, disturbi della condotta e abuso di sostanze (Nock et al., 2006) e a relazioni familiari disfunzionali, isolamento sociale e basso rendimento scolastico (Fliege et al., 2009).

Perchè lo fanno?

Alcune funzioni riconosciute e registrate nel tempo:

  • Può costituire una strategia disadattiva di coping (Favazza) e regolazione emotiva:

di fronte a uno stato emotivo indesiderato e vissuto come insopportabile o intollerabile (ansia, distress), la persona si ferisce cercando una strategia per gestire la situazione. Trasformando una sofferenza emotiva che non si sa come gestire in una sofferenza fisica più reale e facilmente gestibile (con un taglio basta usare un disinfettate, un cerotto o al massimo dei punti, per il grattarsi ci sono creme lenitive e anche i capelli ricrescono o posso indossare qualcosa per coprirli);

  • Può costituire una punizione autoinflitta:

per alcuni soggetti con un forte autocriticismo sembrerebbe esserci una relazione causale verso le auto-punizioni e rabbia autodiretta perchè non degni di altri gesti;

  • Può costituire una forma di comunicazione del proprio disagio:

attarverso i “Segni” le persone vorrebbero comunicare la propria sofferenza rendendola visibile anche agli occhi degli altri.

Questi sono solo alcuni degli elementi che possono caratterizzare la persona che compie agiti autolesionistici. Non sono solo questi ma possono costituire il punto di partenza per cercare di comprendere le persone e la loro storia.

Con la pandemia si è registrato un aumento dei casi di autolesionismo nei giovani e di tentativi suicidari o di suicidi realmente accaduti.

Come mai si sta registrando un aumento dei casi?

L’adolescenza rappresenta un epoca in cui i ragazzi si trovano a vivere in un territorio che definirei “terra di mezzo”, non sono più bambini ma neppure adulti.

Cambia il loro corpo, cambiano le relazioni, la famiglia da unico cardine può diventare un elemento distante e il gruppo dei pari assume quasi il ruolo di seconda famiglia.

La pandemia ha cambiato radicalmente la vita di ognuno di noi e ha aumentato la fragilità all’interno di situazioni già contrassegnate da sofferenza, difficoltà individuali e relazionali.

Per i ragazzi ha portato alla chiusura delle scuole, a modifiche nel loro modo di relazioarsi con gli amici e con la propria famiglia.

La chiusura della scuola ha tolto un luogo di relazioni, in cui si mettono alla prova le proprie capacità ed i propri limiti e in cui si fanno i conti con le proprie emozioni.

Gli adolescenti conoscono sé stessi e anche il mondo attarverso la scuola e i contesti esterni alla famiglia.

autolesionismo

E se ai ragazzi vengono a mancare questi luoghi e vengono a contatto con nuove realtà incontrollabili cosa può succedere?

L’incontro con l’altro può diventare un fattore di richio e non di crescita.

Le proprie emozioni, già in tempesta, sono ulteriormente accentuate da una mancanza di relazioni che le possano modulare (è grazie all’incontro con l’altro e al rispecchiamento che ho con lui che mi conosco e modulo il mio comportamento e comprendo le mie emozioni).

Il sistema famigliare ha dovuto far fronte ancora una volta a grandi difficoltà.

Ansie, depressioni, mancanza di progettualità o d’investimento, un aumento delle espressioni di rabbia autodiretta o eterodiretta.

Lascio alla citazione che segue il compito di rispondere.

Tagliarsi non è un modo per cercare attenzione. Non è una manipolazione. É un meccanismo per affrontare i problemi, punitivo, gradevole, potenzialmente pericoloso, ma efficace. Mi aiuta a sopportare le forti emozioni che non so come gestire. Non ditemi che sono malato, non ditemi di smettere. Non cercate di farmi sentire in colpa, mi accade già. Ascoltatemi, sostenetemi, aiutatemi.

Marilee Strong – “Un urlo rosso sangue”

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