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Bellissima… qualche anno dopo

Bellissima è un film sulle illusioni degli adulti, dove l’innocenza dell’infanzia viene sacrificata sull’altare del riscatto sociale.
Bellissima è un film sulle illusioni degli adulti, dove l’innocenza dell’infanzia viene sacrificata sull’altare del riscatto sociale.

Bellissima

C’era una volta, esattamente nel 1951, una donna, una madre, con un grande sogno o ambizione: quello di fare entrare la figlia a far parte del mondo dello spettacolo.

La donna, Maddalena Cecconi, cerca il suo riscatto sociale attraverso la figlia, da lei accompagnata ad un provino.

Ovviamente la storia è quella di “Bellissima” film di Luchino Visconti, interpretato da una sempre magistrale Anna Magnani.

È un film sull’Italia del dopoguerra, sulle illusioni degli adulti, dove l’innocenza dell’infanzia e della pre – adolescenza viene sacrificata sull’altare del riscatto sociale.

bellissima

Il cinema una fabbrica di sogni.

Maddalena (Anna Magnani) vuole per la figlia una vita migliore della propria.

Maria, la figlia, accetta passivamente, non sembra attratta o entusiasta, è spaesata, come lo sono sempre i bambini particolarmente, ma anche gli adulti, in pieno Neorealismo.

Anche se la bimba sembra essere, e in qualche modo lo è, un oggetto nelle mani della madre, un modo per realizzare se stessa, la figlia vista come estensione della madre, la protagonista suscita nello spettatore sentimenti di tenerezza più che di astio e disappunto.

Se ne intuisce, oltre che la sete di riscatto sociale, la volontà di dare alla figlia una vita migliore, dove amarezza e rimpianti sembrerebbero esenti.

bellissima

È il periodo storico del dopoguerra, del Neorealismo, l’urgenza di riscatto è palpabile.

Tutti i grandi sogni, però, nascondono delle insidie, il sottobosco del mondo dello spettacolo amplifica la disillusione della protagonista.

La realtà irrompe: Maddalena trova in quella fabbrica di sogni un mondo fatto di falsità ed impostori, i suoi sogni affondano.

Ed è la stessa Maddalena che nella scena finale rifiuterà il cinema, per “rientrare” nel nucleo famigliare.

La caduta delle illusioni rafforza il concetto di famiglia ( siamo nel 1951…).

“Bellissima” nel 2021

Cinquanta anni sono passati da “Bellissima” ma gli archetipi presenti nel film li ritroviamo anche nella contemporaneità.

E la strada verso il successo ( che non è proprio un sinonimo di riscatto sociale) ha ampliato i suoi percorsi, non più, non solo, “il provino” ed i concorsi di bellezza baby (di importazione statunitense…. La “più compiuta delle democrazie occidentali” non sembrerebbe così ferrata in materia di diritti dell’infanzia, e non solo…) ma anche i social e l’autopromozione e produzione.

Benny G è uno dei prodotti di questa nuova tendenza.

Non più una persona, una bambina, ma un prodotto.

bellissima

Benny G è una cantante neomelodica, una influencer, molto seguita sui social, in particolar modo su Tik Tok e Instagram.

Benny G ha 10 anni e posta video con pose ammiccanti e sensuali non adatte alla sua età.

Il problema non è lo spettacolo trash ma lo sfruttamento del corpo dei minori; si va molto oltre “Bellissima”, dove la bambina fa un provino recitando una poesia. I suoi desideri non sono ascoltatati, si ha una bimba che non ha voce e persegue la strada del sogno materno, ma la precoce sessualizzazione dell’infanzia non ha spazio.

Non è, quella del film, una bimba data in pasto ai social con tutti i possibili pericoli reali che ne derivano.

“Bellissima” infanzia violata

Per i genitori della piccola influencer e cantante neomelodica la situazione è, però, “sotto controllo”, la madre sostiene che gestisce il profilo social della figlia soltanto per la felicità della bambina….

Pur ammettendo che una bambina possa essere felice di esporre se stessa, non avendo gli strumenti per capire rischi e pericoli di tale sovraesposizione, tanto meno la consapevolezza di possedere un copro, ed aggiungo che i modelli femminili proposti dai media virano in questa direzione, dovrebbe essere responsabilità dell’adulto/a quella di veicolare messaggi ed impedire, non assecondare o invogliare verso la sessualizzazione precoce.

L’oggettivizzazione del corpo femminile, sia esso sovraesposto o completamente coperto, le due cose obbediscono alla stessa maschilista logica, può essere una scelta (indotta a mio parere) se la donna in questione è un’adulta.

Su quanto poi ciò sia realmente una libera scelta si potrebbero scrivere trattati.

Una bambina non dovrebbe mai rinunciare a sé, divenendo oggetto nelle mani di genitori/manager.

Le proteste, ovviamente, non sono mancate.

Siamo lontani, cinquanta anni dopo, nonostante in mezzo ci siano stati il movimento femminista, lotte e conquiste, e la Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia, dal riscatto della Magnani, illusorio e non compiuto.

Ci troviamo difronte non un’ambizione che ha in sé la speranza della rinascita, ma uno scenario misero culturalmente e degradante.

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