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Allarme Save The Children: la DAD ha incrementato la dispersione scolastica

Sulla tematica della DAD Save the children ha fatto un report sull'Italia, e quello che è emerso è poco rassicurante.
Sulla tematica della DAD Save the children ha fatto un report sull'Italia, e quello che è emerso è poco rassicurante.

Save the Children ha fatto un report sull’Italia, e quello che è emerso è poco rassicurante.

Dopo quasi un anno di DAD, l’abbandono scolastico nella fascia adolescenziale è cresciuto in un’Italia nella piena confusione pandemica.

Dove andrà a finire l’Italia senza una generazione alimentata dalla cultura?

Era abbastanza inevitabile arrivare a simile conclusione.

Save the Children dà voce ad una problematica sempre esistita, ma adesso più che mai in evidenza da scelte politiche poco coerenti di fronte ad una crisi culturale che sta investendo gli under 18.

Il report di Save the children

Prendendo i risultati emersi dalla nuova indagine condotta da Ipsos per l’Organizzazione, che analizza opinioni, stati d’animo e aspettative di studenti tra i 14 e i 18 anni, Save the Children sottolinea come l’impatto prodotto sui ragazzi dalla chiusura delle scuole “è ancora gravemente sottovalutato”.

A tal punto che gli adolescenti tracciano un bilancio negativo dei mesi di didattica a distanza la cui conseguenza è l’abbandono scolastico.

Il 28% degli studenti dichiara infatti che almeno un loro compagno di classe dal lockdown di questa primavera ad oggi avrebbe smesso di frequentare le lezioni; tra questi, un quarto ritiene che siano addirittura più di 3 i ragazzi che non partecipano più alle lezioni.

Da cosa dipende?

Secondo gli adolescenti intervistati, tra le cause principali delle assenze dalla Dad, vi è la difficoltà delle connessioni e la fatica a concentrarsi nel seguire la didattica dietro uno schermo.

Difficoltà che sembrerebbero avere un duro impatto nella loro preparazione scolastica:

  • più di uno studente su tre (35%) si sente più impreparato di quando andava a scuola in presenza e il 35% quest’anno deve recuperare più materie dell’anno scorso.
  • Quasi quattro studenti su dieci dichiarano di avere avuto ripercussioni negative sulla capacità di studiare (37%).

Gli adolescenti dicono di sentirsi:

  • stanchi (31%),
  • incerti (17%),
  • preoccupati (17%),
  • irritabili (16%),
  • ansiosi (15%),
  • disorientati (14%),
  • nervosi (14%),
  • apatici (13%),
  • scoraggiati (13%),
  • in un caleidoscopio di sensazioni negative di cui parlano prevalentemente con la famiglia (59%) e gli amici (38%),
  • ma che per più di 1 su 5 rimangono un pesante fardello da tenersi dentro, senza condividerlo con nessuno (22%). –

Solitudine ed incomprensione, sentimenti tipici di un’età difficile, ma amplificati da una cattiva gestione della pandemia.

save the children

Come non dare ragione all’allarme di Save the children.

A partire dal fenomeno delle assenze prolungate che “sono, di fatto l’anticamera della dispersione”: dai dati raccolti, Save the Children stima che “circa 34mila studenti delle scuole secondarie di secondo grado potrebbero aggiungersi a fine anno ai dispersi della scuola”.

I ragazzi – sottolinea il rapporto – si sentono esclusi dalle scelte per il contrasto alla diffusione del Covid, che li hanno visti penalizzati nell’interruzione delle attività scolastiche in presenza:

  • il 65% è convinto di star pagando in prima persona per l’incapacità degli adulti di gestire la pandemia,
  • il 43% si sente accusato dagli adulti di essere tra i principali diffusori del contagio,
  • mentre il 42% ritiene ingiusto che agli adulti sia permesso di andare al lavoro, mentre ai giovani non è permesso di andare a scuola.

Il 2020 è definito oramai un “anno sprecato” per quasi un adolescente su due (46%), che, in ogni caso, nella costrizione di vivere in un mondo di incontri solo virtuali, ha fatto riscoprire a molti il valore della relazione fisica con i coetanei:

  • anche se il 23 % ha apprezzato l’idea di stare a casa e che la pandemia ha permesso loro di coltivare altri tipi di interessi;
  • l’85% dei ragazzi intervistati però afferma che è troppo importante poter uscire e relazionarsi con i propri coetanei.

È chiaro che in un’età di cambiamento le relazioni sociali sono fondamentali per un equilibrio personale sostenuto dall’accettazione dei pari e dal bisogno di emergere.

Infatti tra le “privazioni” che i ragazzi hanno sofferto di più, c’è quella quella di non aver potuto vivere esperienze sentimentali importanti per la loro età (63%).

Poi è stata rilevata una forte stanchezza (31%), incertezza (17%) e preoccupazione (17%) insieme al disorientamento, apatia, tristezza e solitudine che caratterizzano un po’ l’età.

save the children

Allora come vedono i ragazzi il futuro?

Solo 1 su 4 pensa che “tornerà tutto come prima” (26%) e la stessa percentuale ritiene che “continueremo ad avere paura”; mentre il 43% vede l’esperienza che sta vivendo come una necessità che comunque porterà, dopo il vaccino, a vivere in una comunità più online” (43%).

Il quadro che ne emerge è alquanto negativo.

D’altronde Save the Children fin dall’inizio della pandemia aveva lanciato un allarme sul rischio della crescita esponenziale della povertà educativa che ha colpito i bambini, le bambine e gli adolescenti che vivono nei contesti più svantaggiati.

Le diseguaglianze già consolidate rischiano infatti di allargarsi fino ad escludere molti bambini e ragazzi.

Secondo l’Istat – ricorda l’Ong – il 12,3% tra i 6 e i 17 anni, circa 850 mila giovanissimi, non ha a disposizione né pc né tablet, e il 45,4% ha comunque difficoltà con la didattica a distanza, a causa della carenza di strumenti informatici in famiglia.

A questo si aggiunge il problema della disponibilità di spazi abitativi adeguati: nel 2018, in Italia oltre 4 minori su 10 (il 41,9%) vivevano in condizioni di sovraffollamento abitativo (dati Istat).

Un fattore che in un periodo di lockdown incide notevolmente sulla capacità di studiare e seguire con la dovuta le lezioni online.

Come possiamo ripartire?

Di fronte ad uno scenario così disastroso, la politica italiana quali misure sta adottando?

Non è assolutamente chiaro un piano di programmazione scolastica, figuriamoci quello di intervento sulla povertà educativa.

Più passano i mesi, più aumenta la confusione e tra le prospettive che ci delineano, non mancherà quella che includerà l’immobilismo sociale che già ha ben caratterizzato l’Italia prima della pandemia.

Un immobilismo sociale dovuto a tre aspetti importanti mal governati dalla nostra politica italiana.

Innanzitutto il livello di formazione scolastica e lavorativa che nonostante i miglioramenti degli ultimi decenni risulta essere trai più bassi d’Europa.

Un tasso di innovazione e riorganizzazione economica molto rallentato, dovuto anche all’inefficienza dell’apparato statale;e la conseguente difficoltà dell’economia italiana a competere a livello globale.

La sensazione è che il paese oggi non si è fermato, ma che inciampi sugli errori del passato che comunque non avranno possibilità di soluzione nel futuro se non attraverso una politica di programmazione economica e sociale che riguardi tutte le fasce della popolazione italiana senza “se” e senza “ma”.

Coraggio !

Il vaccino è un’arma utile per sconfiggere il virus, ma per sbloccare l’Italia ci vuole ben altro.

E anche i giovani se ne sono accorti!!!

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Francesca Barbagiovanni
Sociologa ed esperta di comunicazione no profit. Ha condiviso la maggior parte della sua vita lavorativa con il terzo settore, coordinando attività socio-educative e progettando ambiti di intervento di integrazione sociale e lavorativa di minori e adulti svantaggiati. Tra le esperienze di maggior rilievo: coordinatore di attività socio-educative ed educatore professionale nell’ambito del centro diurno socio-educativo per disabili il Pineto (art.60 l.reg.2007) nella città di Trani Formatore di comunicazione nella relazione di aiuto con utenti disabili nell’ambito del progetto di Formazione csv 2014 dal titolo ”disabili e sessualita’ …un amore impossibile? Attività di monitoraggio ed intervento, in qualità di orientatore di famiglie in difficoltà, in collaborazione con i servizi sociali del comune di Trani . Saggista del “Terzo settore e il concetto di rete: costruzione sociale di un modello condiviso”, inserito nel volume Noi pubblicamente- edito da pensa multimedia-febbraio 2013 Moderatore di focus group su famiglia e disabilità nell'ambito di progetti della regione Puglia- associazionismo familiare 2009 E per concludere studio e monitoraggio delle famiglie nell'ambito del Censimento permanente della popolazione.