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John Lennon: Imagine

L'8 Dicembre 1980, giorno in cui muore John Lennon, muore un pezzo di storia della musica, un artista senza eguali.
L'8 Dicembre 1980, giorno in cui muore John Lennon, muore un pezzo di storia della musica, un artista senza eguali.

John Lennon con sua celebre canzone Imagine diceva:

Immagina che tutte le persone condividano il mondo intero.

Sogna, spera e immagina che tutti vivano la loro vita in pace.

E queste parole ormai diventate un mantra per molti non si sono certo spente l’8 Dicembre 1980, giorno in cui muore John Lennon.

Muore un pezzo di storia della musica.

Muore un artista senza eguali e senza condizioni.

Ricordando John Lennon

E con lui  è morto anche “il coraggio, la speranza, la sfrontatezza di mettere a repentaglio la propria vita pur di affermare le idee in cui si crede. Se ne andò la libertà di mettersi in pericolo, l’avventura di contraddire il senso in cui gira il mondo”.

Sono le parole di Manuel Agnelli, cantante degli Afterhours, giudice severo di X Factor e fan devoto di John, in un suo articolo di qualche giorno fa in cui dedica pensieri e riflessioni in ricordo del 50esimo anniversario dalla sua scomparsa.

Di Lennon e della sua capacità di semplificare in note e parole concetti complessi, trasformando canzoni in poesie che tuttoggi entrano nell’anima, nessuno ha dubbi.

Ma di come l’immaginazione e la speranza si creino nell’essere umano pochi ne hanno consapevolezza.

Per questo, caro John, ti chiedo venia e decido di concentrarmi su come si possa sviluppare queste abilità, partendo dalla tua arte e  dall’amara riflessione di Agnelli che denuncia un’attuale generazione di ipocrisia, paura e scarsa fiducia nel sistema.

Cosa porta l’uomo ad immaginare?

Quale parte del nostro cervello è dedicata al pensiero astratto e a quei valori come coraggio, fiducia, speranza?

Partiamo dalla biologia.

Paul Mac Lean, il neuroscienziato americano, negli anni 70 sviluppa la teoria del cervello trino, con la quale spiegava come, nel corso dell’evoluzione, l’encefalo si sia formato attraverso un’organizzazione tripartita.

I 3 sistemi principali delineati dal dottore sono:

  • il Cervello rettiliano, che corrisponde al tronco encefalico; 
  • il Cervello mammifero, corrispondente al sistema limbico; 
  • la Mente o Ragione, abbinata alla neocorteccia

Se pensiamo ai primi albori della nostra esistenza, gli stimoli ambientali, sociali e culturali con cui adottiamo schemi comportamentali di sopravvivenza contribuiscono fondamentalmente a formare la nostra personalità.

Queste caratteristiche psico-comportamentali ci distinguono e sono quindi la risultante della nostra storia: emotiva, psicologica ed esperienziale.

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Il primo cervello formatisi, chiamato rettiliano perché il suo aspetto è simile a quello del cervello di un rettile, rappresenta la parte più antica del cervello ed è la sede degli istinti primari, delle funzioni corporee autonome, si occupa della difesa del territorio, della risposta attacco-fuga, dei comportamenti non verbali, della sessualità e della riproduzione.

Questa parte è strettamente legata all’inconscio,  infatti la sua peculiarità è proprio manifestata dalle reazioni incondizionate: risposte involontarie deputate all’istinto di sopravvivenza

Le nostre paure sono allertate e vivono in quest’area, tanto atavica quanto potente.

Il cervello mammifero è invece sede delle emozioni: comunicazione, affetti, cooperazione e collaborazione sono le principali caratteristiche di quest’area. E’ la sede dove, per intendersi, diamo significato agli eventi, alle persone che ci circondano e li classifichiamo come “buoni” o “cattivi” per la nostra sopravvivenza.

Ultima parte sviluppatasi nel corso dell’evoluzione è la Neocorteccia o Ragione: sede del linguaggio, della mente e del pensiero, e racchiude tutte le informazioni cognitive e razionali; in questa sede le decisioni per la sopravvivenza verranno prese razionalmente.

Riepilogando:

  • fisico istintivo: cervello rettile
  • emozionale affettivo: cervello mammifero
  • nervoso psichico: neocorteccia

La parte più antica, quella rettiliana, è preposta all’istinto di sopravvivere e all’interno di essa, connessa alla seconda area- denominata limbica- si trova l’amigdala, la ghiandola – semplificando- in cui risiedono le emozioni primarie.

In conclusione la paura di cambiare, la resistenza al miglioramento e alla crescita e tutte le nostre limitazioni (mentali) sono in realtà residenti nelle due aree più antiche e potenti del nostro cervello, proprio perchè perlopiù inconscie e spesso, automatiche.

Il coraggio, la speranza, l’immaginazione e la forza di volontà sono armi “logiche” e frutto di consapevolezza.

Sono elementi che si sviluppano allenando il pensiero positivo e proattivo e combattendo la pigrizia innata e predominante del cervello rettiliano.

Caro Manuel Agnelli, forse hai ragione nel dire che il coraggio di contrastare e combattere per le nostre idee sia scomparso.

E, forse, è solo in un cassetto…intimorito dalla nostra ignoranza. Dalla paura che negli ultimi decenni è dilagata nel sistema.

Ma c’è.

Esiste. 

E’ lì!

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Va cercato quel coraggio e va sviluppato e allenato, dando messaggi diversi al nostro cervello:

 “ok Mr Reptile Brain, so che vuoi proteggermi dai pericoli e che sei nato per farmi sopravvivere, ma io voglio VIVERE!” 

E chi ne ha di più, più ne metta.

Forse John Lennon in questo era un grande artista

Risvegliava coscienze portando speranza e immaginando ciò che poteva essere… non denigrando con parole crude e nude la realtà, focalizzandosi su ciò che manca.

La musica in questo può essere di grande ispirazione.

La domanda è: quanto gli artisti vogliono trasmettere coraggio e speranza nelle loro melodie? quanto i testi di oggi sono fonte di immaginazione e positività?

Cari cantanti del 21esimo secolo, cercate di stimolare in questa epoca di cambiamento la voglia di sognare, sollevate con le vostre note i nostri cuori e scrivete poesie che ci facciano volare…non sia mai che la voglia di immaginare venga risvegliata grazie a voi!

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