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Vendetta – tutti contro Caino

Mi ha colpita molto una notizia, che parlava di vendetta, letta sul Corriere della Sera dove si diceva “Olanda, l’imboscata al buio: la gang di ragazzini uccide il “pedofilo” “.
Mi ha colpita molto una notizia, che parlava di vendetta, letta sul Corriere della Sera dove si diceva “Olanda, l’imboscata al buio: la gang di ragazzini uccide il “pedofilo” “.

Mi ha colpita molto una notizia, che parlava di vendetta, letta sul Corriere della Sera dove si diceva “Olanda, l’imboscata al buio: la gang di ragazzini uccide il “pedofilo” “.

Non vi preoccupate non parlerò di pedofilia che è, anche professionalmente, un argomento troppo delicato per un articolo breve.

Prendo spunto da questo fatto di cronaca.

Dove si diceva che sono sempre di più i gruppi di persone, le pagine social o i blog, che danno la caccia al “mostro” per metterlo alla berlina sociale; o per massacrarlo direttamente e mi faccio una domanda.

Quanto è evoluta ed emotivamente adulta una società che massacra Caino?

Parliamo della vendetta…

Quando qualcuno commette un atto criminale, quando qualcuno commette un atto realmente inconcepibile e inaccettabile di cui la pedofilia è forse l’esempio più evidente, si fa fatica a trattenere o a convogliare la rabbia in qualcosa di diverso dalla vendetta. 

Credetemi, il dolore e la rabbia con cui sono uscita dalle lezioni sugli abusi e le violenze sessuali verso minori sono da sempre un mio punto debole.

Esci di lì e vorresti spaccare il mondo.

C’è poco da fare se si è adulti sani emotivamente e mentalmente, se si è adulti con un Io e un Super Io funzionali e funzionanti, credo sia normale.

Ma quell’Io e soprattutto quel Super Io se sono davvero funzionanti sono anche quelle parti di noi che dovrebbero permetterci di rivolgere la nostra ira alla ricerca di giustizia piuttosto che di vendetta e di lasciare aperta la porta alla possibilità di redenzione.

Le società sono adulte solo se composte da persone adulte.

Divengono democratiche solo se la democrazia si trasforma nel singolo individuo in un valore universale.

 Alla fin fine è semplice prendersi cura di Abele, è un atto istintivo e automatico proteggere le vittime o i deboli. 

Ma per prendersi cura e proteggere i carnefici, i colpevoli, i Caino del mondo non basta proprio l’istinto, serve qualcosa di diverso. 

Servono una mente salda, integrità emotiva, e molta umiltà.

Per cui no, non credo che una società che organizza squadre di vendetta sia una società molto matura ed emotivamente adulta.

Penso che sia una società adirata e coì poco matura e poco giusta da avere cancellato la pietà, la redenzione e la speranza. 

Un individuo e una società spietate, prive di pietà, non si danno, e non danno, nessuna possibilità d’incontro col diverso, con l’altro. Eliminano e basta. Non ragionano, non discutono, non ascoltano.

Un individuo e una società che non si fanno portatori di redenzione, di possibilità di rimediare alla colpa, creano una società punitiva dove non c’è posto per l’apprendimento e il miglioramento di sé. Per la guarigione.

E una società e individui privi di speranza, che sulla enciclopedia Treccani viene definita come “sentimento di aspettazione fiduciosa nella realizzazione, presente o futura, di quanto si desidera” non vanno molto lontano.

vendetta

Responsabilità contro vendetta

A ciascuno però la fetta che gli compete.

Sia chiaro che è compito dei poteri dello Stato fare in modo che la giustizia sia davvero garantita e che se ciò non accade gli individui e gli animi si esasperano.

Quello che ciascuno di noi però ha come responsabilità personale è di:

1 Non cadere nella trappola dell’odio e del giustizialismo. E lo può fare imparando a distinguere una esigenza sacrosanta di giustizia da una di vendetta. La prima appartiene all’adulto e segue un principio di risarcimento e possibilità di redenzione. Non ci fa agire da poliziotti, giudici e boia in contemporanea. Il secondo è quell’istinto animale che ci fa vedere rosso e si placa col sangue del nemico e che un po’ ci erge a “esseri superiori”

2 Educare in modo intelligente le nostre parti in ombra. Tutti noi possiamo essere dei mostri. Uno dei motivi per cui i mostri veri ci fanno ribollire il sangue è che ci mettono di fronte alle parti mostruose possibili di ogni umano. Queste parti però hanno più possibilità di uscire nella nostra vita, a parte i casi di psicopatologia grave, se le ignoriamo, se non ci buttiamo sopra un po’ di luce e se le temiamo.

3 Esercitiamo l’umiltà e diamo un po’ meno spazio all’umiliazione. Credo che se ci rendiamo un po’ più tutti simili alla terra possiamo capire meglio i dolori altrui anche quelli dei mostri. Potremo allora metterci al sicuro da loro, perché questo dobbiamo farlo, senza doverli umiliare. Renderci umili ci permette anche di farci venire qualche dubbio. Perché nel corso della storia i mostri sbranati dalla folla per vendetta si son rivelati più di una volta capri espiatori e i giustizieri si son così scoperti carnefici.

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Dal 1996 sono Infermiera e già dai primi anni di lavoro mi sono accorta che la parte che amavo coltivare del lavoro era quella relazionale La mia curiosità mi ha spinta verso lo studio di modi differenti e integrati del prendersi cura delle persone e il mio incontro con la Dott.ssa Balconi Loredana e il Dott. Alessandro Quadernucci e la loro Accademia del NEI(Integrazione Neuroemozionale) prima, e poi con la Dott.ssa Milena Screm e il suo modello di Breathwork e counseling a mediazione corporea  mi hanno permesso di dare forma e sostanza professionale a questa mia passione. Fra i mille corsi più o meno lunghi di mindfulness, gestione del dolore, comunicazione, master per conduzione di gruppi e gestione delle coppie in counseling ho incontrato la sessuologia che ho approfondito presso una delle più vecchie scuole di sessuologia, il CIS-Centro Italiano di Sessuologia., dove ho conseguito il titolo di Consulente sessuale dando struttura e sostegno a un ambito di cui mi occupavo da anni come professionista e come persona.