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Le bugie hanno le gambe corte

“ Le bugie hanno le gambe corte” è un proverbio ben noto a tutti: le menzogne sono destinate a fare poca strada, a essere inevitabilmente scoperte, più o meno rapidamente.
“ Le bugie hanno le gambe corte” è un proverbio ben noto a tutti: le menzogne sono destinate a fare poca strada, a essere inevitabilmente scoperte, più o meno rapidamente.

“ Le bugie hanno le gambe corte”

è un proverbio ben noto a tutti: le menzogne sono destinate a fare poca strada, a essere inevitabilmente scoperte, più o meno rapidamente. 

Non solo, ma le bugie, mosse soprattutto da un forte egoismo e bisogno di protezione sociale, hanno il forte potere di scatenare reazioni prorompenti in contesti in cui si manifestano. 

bugie

Andiamo al caso specifico.

E’ curioso quello che è successo circa una settimana fa in Australia. 

Uno spagnolo di 36 anni, contagiato dal Covid-19, ha fatto scattare un lockdown nella regione del South Australia che ha coinvolto circa 1 milione e 700mila abitanti. Tutto per una bugia, una menzogna.

L’uomo aveva raccontato al contact trancing di aver contratto il virus consumando in una pizzeria di Woodville Pizza Bar, come cliente. 

Peccato che la sua permanenza al locale era dovuta al semplice fatto di essere dipendente del locale ed era stato contagiato da un agente di sicurezza che lavorava anche lui nella pizzeria ma anche al Peppers Waymouth, uno degli hotel di Adelaide usati per la quarantena dei contagiati e già epicentro del focolaio all’origine del nuovo stato di allerta regionale.

La differenza non è da poco per chi si occupa di tracciamenti.

L’informazione errata infatti ha spinto i funzionari sanitari a dedurre che l’uomo avesse contratto il virus durante un lasso di tempo molto breve e che, pertanto, nel Woodville Pizza Bar si fosse formato un cluster di contagi all’origine di molti altri casi ancora da rilevare; un motivo valido, insomma, per decretare il lockdown.

Il confinamento inizialmente era partito nella capitale Adelaide per poi espandersi in tutta la regione.

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Le bugie svelate

In pochi giorni però la bugia è stata sgamata e il mentitore, e forse untore, inizialmente l’ha passata liscia nonostante le pesanti dichiarazioni del Presidente della Regione, Steven Marshall. 

«Siamo esterrefatti per le azioni di questo individuo e valutiamo con molta attenzione le conseguenze che ci saranno», ha aggiunto la più alta carica del South Australia. 

Le autorità hanno annunciato la creazione di una task force speciale incaricata di esaminare le circostanze dell’incidente e indagare per stabilire se le leggi sono state violate.

Steven Marshall

Infatti in un primo momento la polizia aveva dichiarato che dire delle bugie agli operatori incaricati di tracciamento non costituisce reato.

E quindi l’uomo non poteva essere perseguito penalmente ma, lasciato libero e indisturbato proprio no…

il lockdown è stato sospeso e il mentitore adesso non se la caverà con tante scuse.

Certo la reazione dello Stato australiano, tutto sommato, è da prendere come esempio.

Pur essendo stata scatenata da una bugia, per ridurre il numero di infezioni il più possibile verso lo zero, le autorità australiane hanno puntato sul lockdown, test a tappetto e una politica di tracciabilità molto efficace. In tutto l’Australia ha registrato 28 mila contagi e 900 decessi. 

Così forse il virus, non dico che abbia i giorni contati, ma sicuramente non viaggia indisturbato.

Perché queste bugie?

Quello che però incuriosisce, non è tanto la reazione dello Stato australiano ad un’ipotetica diffusione del virus all’interno di un locale pubblico, ma comprendere l’atteggiamento del bugiardo.

Ha usato la bugia come arma di difesa personale di fronte ad una pandemia sociale che flagella come una vergogna chiunque abbia contratto il virus?

E quindi, è stato spinto da un egoismo profondo e dall’esigenza di voler sembrare meno colpevole del dovuto?

Comunque sia il contagio, seppur ristretto, c’è stato e certo non giustificava un lockdown così rigido. Però presentarsi alla società con la veste dell’untore non sarebbe stato giustificato; quella della vittima avrebbe avuto un accettazione sociale migliore.

Sarebbe curioso scoprire le sue reali intenzioni.

Tutti diciamo bugie. Chi più, chi meno. Chi lievi e chi gravi. A mentire sarebbero il 60% delle persone, secondo alcuni studi, ammesso che gli intervistati abbiano detto la verità…

Si può mentire in due modi: in maniera consapevole, quando decidiamo di dire una bugia con l’intento di trarne un vantaggio; oppure raccontando qualcosa che non corrisponde alla realtà, quindi in modo inconsapevole, manifestando un problema di percezione della realtà.

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Nella testa del bugiardo

Ecco il bugiardo in questione inizialmente ne ha tratto un vantaggio: far credere di essere una delle possibili vittime del contagio all’interno di luoghi pubblici dove si va a consumare in brevi tempi.

Però la sua bugia ha una forza interiore ancora più profonda. Ci si vergogna ad essere contagiati, ci si convince che è una colpa aver contratto il virus e allora, in una società in cui tutti siamo possibili untori, non si può far altro che nascondersi dietro una bugia.

L’individuo mente, in molti casi, fuori da ogni influenza di gruppo, fuori da ogni suggestione sociale e da ogni imperativo sociale.

Egli dice bugie per interesse egoista; mente a se stesso; tergiversa, gioca d’astuzia con l’autorità. La sua sottomissione è spesso apparente e nasconde dei sentimenti di rivolta o un segreto disprezzo.

Ma, a fianco delle menzogne che sono ispirate all’individuo dal suo egoismo personale, ci sono bugie che gli sono imposte o suggerite dal gruppo.

Sono queste le menzogne che noi chiamiamo propriamente menzogne di gruppo e per gruppo intendo la società in cui viviamo, australiana, italiana, giapponese etc, etc.

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Francesca Barbagiovanni
Sociologa ed esperta di comunicazione no profit. Ha condiviso la maggior parte della sua vita lavorativa con il terzo settore, coordinando attività socio-educative e progettando ambiti di intervento di integrazione sociale e lavorativa di minori e adulti svantaggiati. Tra le esperienze di maggior rilievo: coordinatore di attività socio-educative ed educatore professionale nell’ambito del centro diurno socio-educativo per disabili il Pineto (art.60 l.reg.2007) nella città di Trani Formatore di comunicazione nella relazione di aiuto con utenti disabili nell’ambito del progetto di Formazione csv 2014 dal titolo ”disabili e sessualita’ …un amore impossibile? Attività di monitoraggio ed intervento, in qualità di orientatore di famiglie in difficoltà, in collaborazione con i servizi sociali del comune di Trani . Saggista del “Terzo settore e il concetto di rete: costruzione sociale di un modello condiviso”, inserito nel volume Noi pubblicamente- edito da pensa multimedia-febbraio 2013 Moderatore di focus group su famiglia e disabilità nell'ambito di progetti della regione Puglia- associazionismo familiare 2009 E per concludere studio e monitoraggio delle famiglie nell'ambito del Censimento permanente della popolazione.