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Cultura aziendale: Perché e come

Più mi guardo attorno più sono convinto che non può esistere un'azienda vincente senza una solida cultura aziendale.
Più mi guardo attorno più sono convinto che non può esistere un'azienda vincente senza una solida cultura aziendale.

La Cultura aziendale per molto tempo è stata una chimera.

Viene spesso vista come un asset superfluo, non in grado di generare le basi economiche necessarie ad un salto di qualità.

E, invece, più mi guardo attorno più sono convinto che non può esistere un’azienda vincente senza una solida cultura aziendale.

Ovviamente come la cultura di uno Stato, anche quella aziendale varia in modo significativo da azienda ad azienda.

E’ molto importante lavorare sulla costruzione di una forte cultura in azienda perché questa incide in modo significativo sul senso di appartenenza e sulla visione aziendale. 

cultura aziendale

Il circuito visone – cultura aziendale è l’asset necessario per sviluppare un’azienda vincente.

Questo è un aspetto da non sottovalutare, infatti solo se i leader hanno una visione chiara di quale sia  la visione aziendale è possibile costruire e plasmare una cultura.

Costruire questa cultura significa, in parole povere, sviluppare e incoraggiare comportamenti per raggiungere la visione aziendale.

Ovviamente la cultura aziendale permette anche di mettere freno a tutti i comportamenti che andrebbero a limitare il raggiungimento di questa visione.

Chi detta la cultura aziendale?

Di base, ovviamente, sarà compito del fondatore, del CEO o del CDA istituire questa cultura.

Ma ovviamente è necessario un impegno, volontario e consapevole, di tutti i lavoratori affinchè questa cultura si sviluppi nel modo migliore.

Vi dico questo perché la cultura aziendale è composta da comportamenti, credenze e consuetudini che, se non rispettate, la minano alle fondamenta. 

Non penso sia necessario sottolineare che i leader devono essere i primi a esprimere questa visione attraverso comportamenti coerenti con quelli dettati.

Questo processo di creazione ottiene il suo massimo quando si mettono i lavoratori al primo posto.

Fatemi spiegare.

Per far si che i lavoratori possano dare il loro 100%, c’è bisogno di “coccolarli” e supportarli al meglio. 

Il fine di questi comportamenti è semplice; più i leader si prendono cura dei dipendenti, più i dipendenti saranno portati a lavorare col massimo impegno e questo modus operandi sarà la spinta più potente per plasmare la cultura aziendale

Generazioni a confronto

Oggi come oggi i leader si devono confrontare con una generazione molto diversa, nel suo approccio al lavoro, rispetto alle precenti.

I Boomers erano in gran parte motivati dal duro lavoro, dalla lealtà, da ottimi stipendi e anche dal concetto di lavoro indeterminato.

La generazione X, invece, è entrata nel mondo del lavoro con un impatto piuttosto basso, andando a riempire i buchi lasciati dai  Boomers, ma con un impegno molto diverso. 

I Millennial, nei contesti lavorativi, in percentuale, sono già più numerosi e si calcola che entro il 2025 saranno il 75% della forza lavoro.

cultura aziendale

Questo ovviamente richiede azioni di motivazione diverse a seconda delle generazioni alle quali ci stiamo rivolgendo.

L’esempio lampante è che quello che motivava i Boomers non motiva assolutamente i Millennial.

L’idea del lavoro fisso e strutturato non sembra essere uno stimolo per una generazione che ha fatto della mobilità uno dei punti di forza.

A tutto questo, aggiungiamo anche le spinte creative e talentuose di questa generazione, che portano i lavoratori a puntare a determinati obiettivi, mettendo in difficoltà il concetto di cultura aziendale.

Ripartiamo dalla cultura aziendale

Queste riflessioni diventano necessarie quando ci troviamo a ragionare sulla costruzione di una cultura in azienda.

Davanti a una generazione con richieste e spinte motivazionali come queste il lavoro dei leader diventa molto importante;

riuscire a fare gruppo, ascoltare le necessità dei dipendenti e ripensare il processo lavorativo diventa la base per costruire una nuova cultura lavorativa che sia accettata e supportata da tutti.

E’ un processo impegnativo, che nel lungo periodo può generare veramente ottimi risultati.

Perché chi riuscirà a “trattenere” questa generazione in azienda avrà potenzialmente un bacino di lavoratori altamente motivati e innovativi.

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Michele Quadernucci
Laureato in Sviluppo economico, Cooperazione internazionale e Gestione dei conflitti presso l’Università degli Studi di Firenze, ha ampliato le sue competenze con un diploma triennale di Counseling psicosomatico ad indirizzo comunicativo, olistico, integrato. Ha proseguito le sue formazioni nel campo della formazione e del benessere ottenendo l’Internazional NLP Coaching Certification di Grinder, Bostic e Frausin e diventando formatore nell’uso delle LifeSkills. Lavora per lo sviluppo dell’intelligenza emotiva nel contesto educativo e formativo, usando la gestione dello stress e delle emozioni come base per una didattica innovativa; negli anni ha sviluppato modelli di lavoro sulle emozioni e sulla didattica legati alle LifeSkills e all’intelligenza emotiva, che permettono di ottenere risultati eccellenti, ecologici e ripetibili.