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YUSUF PERDONACI – DALLA PARTE DEL TORTO

Il 15 Novembre è avvenuta la sepoltura di Yusuf, il piccolo di sei mesi morto in seguito ad un naufragio nel Mar Mediterraneo.
Il 15 Novembre è avvenuta la sepoltura di Yusuf, il piccolo di sei mesi morto in seguito ad un naufragio nel Mar Mediterraneo.

Il 15 Novembre alle ore 12.00, a Lampedusa, è avvenuta la sepoltura di Yusuf Alì Kanneh, il piccolo di sei mesi morto in seguito ad un naufragio, in quell’immenso cimitero a cielo aperto che è diventato il mar Mediterraneo. 

Il termine Mediterraneo deriva dalla parola latina Mediterraneus che significa in mezzo alle terre ma, attraverso la storia dell’umanità, è stato conosciuto come Mare Nostrum, ossia il nostro mare.

Un nostro che ormai sembra eludere il concetto di nostro e di inclusione. 

Il mare della morte. Delle tragedie immense ed illogiche.

Un mare bagnato da lacrime, intriso di dolore,  la speranza rinnegata, l’accoglienza smarritasi, sostituita da un’altra bara bianca.

yusuf

La bara del piccolo Yusuf Ali Kanneh è stata portata in spalla dal sindaco, dal parroco, dai comandanti del corpo dello Stato.

Dietro una donna giovanissima, sostenuta da due operatori di Save the Children. La donna è minorenne.  La donna è la madre.

Quando il piccolo feretro è stato tumulato tutto il dolore del mondo su un volto.

Tutto il dolore del mondo si espande nell’aria novembrina di Lampedusa.

Non si perdona quella donna, quella madre, di dover assistere alla sepoltura del figlio, di quello stesso figlio a cui aveva promesso una nuova vita.

Una vita migliore. Un futuro.

Ripete il suo nome, Yusuf, come un mantra, come una nenia, ma Yusuf è già lontano, nella nuda terra, non può più udirla.

Per chi crede, si trova in un altrove dove cessano tutte le ingiustizie e le sofferenze, i rifiuti e le guerre. In un ipotetico paradiso risarcitorio e che concede vita eterna.

Quella stessa vita che a soli sei mesi gli è stata rubata.

Non è un incidente, un fatale destino ad averci privato tutti di un bimbo di sei mesi e di quello che avrebbe potuto essere e diventare.

E’ l’ingiustizia sociale, economica, politica, culturale, ad aver ucciso Yusuf. 

yusuf

Una strage, quella che avviene nel Mediterraneo, che ha colpevoli e mandanti e la nostra sorda e cieca indifferenza è complice di questi delitti. Si chiama corresponsabilità. 

Colpevole senza possibilità di appello è anche una certa percezione, altresì detta razzismo, che i migranti siano dalla parte del torto per il semplice fatto di essere migranti. Migranti non più persone.

Colpevoli, i migranti, di attraversare quel mare insanguinato, come se in realtà avessero un’altra scelta.

Colpevole quella madre per aver osato sfidare il mare ed il fato, aspirando ad una vita più degna per sé e per suo figlio.

Veniva dalla Libia Yusuf, era nato nella parte del mondo sbagliato, ed è morto in Europa, nella “civilissima” Europa, che ancora una volta chiude gli occhi, e non soccorre. E non aiuta.

E’ solo un’altra bara bianca…. 

Yusuf è morto in Europa, in un’Europa che non accoglie, non madre, bensì matrigna.

Quell’Europa in cui Yusuf non aveva grossi patrimoni da investire, ed allora i porti e le braccia sono chiusi. Ed allora Yusuf, “figlio di un Dio minore” ti ha voltato le spalle.

Quella stessa Europa che con i suoi proclami di pace e di stabilizzazione della Libia ricorda  “Il Gattopardo”: che tutto cambi affinché niente cambi.

Europa incattivita più che mai da destre xenofobe e razziste.

Perdonaci piccolo Yusuf, perdonaci tutti.

yusuf

“Anche se ci sentiamo assolti siamo per sempre coinvolti”, cantava De Andrè.

Perdonaci anche tu giovanissima madre dal cuore spezzato. E perdonati anche tu, non sei colpevole di niente, non tu, volevi solo regalare un  futuro al tuo bambino.

Che la terra ti sia lieve piccolo Yusuf, così come non ha saputo, potuto, voluto, esserlo la vita. Quella vita che non hai avuto neanche il tempo di immaginare.

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