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Giovani: solitari al tempo del Covid

Proviamo ad immaginare un paese solo per giovani. Il virus circolerebbe di meno? Certo che no, perché viaggia alla velocità della luce proprio tra i contatti socialmente attivi, frequenti per lo più tra giovani.
Proviamo ad immaginare un paese solo per giovani. Il virus circolerebbe di meno? Certo che no, perché viaggia alla velocità della luce proprio tra i contatti socialmente attivi, frequenti per lo più tra giovani.

Proviamo ad immaginare un paese solo per giovani.

Il virus circolerebbe di meno?

Certo che no, perché viaggia alla velocità della luce proprio tra i contatti socialmente attivi, frequenti per lo più tra giovani.

Però, cosa accadrebbe se, invece di decretare un lockdown seppur a piccole zone, si decidesse di isolare in maniera perfetta le persone più anziane?

Prova a rispondere un’indagine ISPI ( Istituto per gli studi di politica internazionale).

Isolando gli ultraottantenni si dimezzerebbe o quasi la mortalità diretta del virus. Se poi si riuscisse ad isolare gli ultra-sesantenni, la mortalità scenderebbe allo 0,07%, circa 10 volte inferiore.

In sintesi la simulazione proposta dall’ISPI, ipotizza che anche in uno scenario di circolazione alta del virus nella popolazione più giovane, si scenderebbe da un eccesso di mortalità diretta per Covid-19 di 460.000 senza isolamento a 120.000 (-74%), se si isolassero gli ultrasettantenni e a 43.000(-91%) se si isolassero gli ultrassessantenni.

I dati, seppur simulati, disegnano un quadro incoraggiante. Un lockdown selettivo per fasce di età permetterebbe di evitare contraccolpi più severi.

giovani

Allora diamo uno sguardo al mondo nel lavoro.

Nel 2019 la forza lavoro era composta da 25.9 milioni di persone, di cui 2,3 milioni (9%) erano sessantenni).

I lavoratori ultra ssessanta-cinquenni si riducono già a 600.000 persone (2,4% del totale) via via salendo di età diminuisce la popolazione lavoratrice anziana.

Lockdown: anziani vs giovani

A questo punto, isolare la fascia di età più anziana risolverebbe il problema del sovraccarico delle strutture ospedaliere?

Per la questione Covid,in parte sì.

L’Ispi analizza i dati dei ricoverati Covid in Lombardia e di quelli in terapia intensiva. Incrociando i dati per età e malattia, ne emerge un quadro disastroso e un crescente aumento di cure e posti letto necessari.

In caso di isolamento selettivo non sarebbe da sola una soluzione al problema della saturazione degli ospedali, ma renderebbe ogni livello di contagio più sostenibile, perché sia il numero massimo delle persone che necessitano di terapia intensiva, sia sia la velocità di riempimento dei posti a disposizione sarebbero nettamente inferiori.

Arriviamo al dunque.

È una visione realistica quella di isolare le fasce più anziane?

Dipende dalla tipologia di anziano. 

Un ultra ottantenne ancora attivo socialmente rinuncerebbe alla libertà di circolazione?

Non credo.

giovani di ieri

Anche perché sarebbe meglio definire il nostro paese “un paese per vecchi”, dove gli anziani ancora reggono famiglie intere dal punto di vista economico e dal punto di vista di sostentamento ai figli lavoratori.

Non parliamo di anziani allettati e inabili, ma di una grossa fetta della popolazione attiva e soprattutto necessaria alla movimentazione dell’economia italiana.

Nonni che accudiscono nipoti, ancora di più nell’era della didattica a distanza; pensionati che supportano i propri figli ultra-maggiorenni, ma in forte precariato lavorativo; anziani che vivono con i propri figli e famiglie.

Insomma i nonni d’Italia non si toccano!

Non esiste un paese per giovani….ma un paese pensato per i giovani sostenuti dai vecchi.

E noi con tutte le forze dobbiamo difenderlo, nonostante la paura, il terrore e l’angoscia che ormai caratterizza ogni giornata di una qualunque persona in vita, indipendentemente dall’età,dal sesso e dal ceto sociale.

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Francesca Barbagiovanni
Sociologa ed esperta di comunicazione no profit. Ha condiviso la maggior parte della sua vita lavorativa con il terzo settore, coordinando attività socio-educative e progettando ambiti di intervento di integrazione sociale e lavorativa di minori e adulti svantaggiati. Tra le esperienze di maggior rilievo: coordinatore di attività socio-educative ed educatore professionale nell’ambito del centro diurno socio-educativo per disabili il Pineto (art.60 l.reg.2007) nella città di Trani Formatore di comunicazione nella relazione di aiuto con utenti disabili nell’ambito del progetto di Formazione csv 2014 dal titolo ”disabili e sessualita’ …un amore impossibile? Attività di monitoraggio ed intervento, in qualità di orientatore di famiglie in difficoltà, in collaborazione con i servizi sociali del comune di Trani . Saggista del “Terzo settore e il concetto di rete: costruzione sociale di un modello condiviso”, inserito nel volume Noi pubblicamente- edito da pensa multimedia-febbraio 2013 Moderatore di focus group su famiglia e disabilità nell'ambito di progetti della regione Puglia- associazionismo familiare 2009 E per concludere studio e monitoraggio delle famiglie nell'ambito del Censimento permanente della popolazione.