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Social fuori di testa

I social possono essere sicuramente molte cose e, da alcune dichiarazioni di Eric Schmidt (l’ex Ceo di Google), possono diventare addirittura “degli amplificatori per idioti”.
I social possono essere sicuramente molte cose e, da alcune dichiarazioni di Eric Schmidt (l’ex Ceo di Google), possono diventare addirittura “degli amplificatori per idioti”.

I social possono essere sicuramente molte cose e, da alcune dichiarazioni di Eric Schmidt (l’ex Ceo di Google), possono diventare addirittura “degli amplificatori per idioti”.

Parole forti, soprattutto quando vengono dette da qualcuno che quel mondo lo ha diretto.

Ovviamente tutte le frasi vanno sempre analizzate nel loro contesto originale, altrimenti si rischia di non comprenderne la vera intenzione.

Durante la causa Antitrust del governo americano contro Google il nostro protagonista ha detto:

Il contesto dei social network che funzionano come amplificatori per idioti e persone pazze non era ciò che noi volevamo

Eric Schmidt

Che più o meno potrebbero essere le parole di uno degli scienziati del progetto Manhattan sulla bomba atomica:

“abbiamo creato una bomba, ma non volevamo che fosse usata per uccidere”

… si certo, come no!

Potrebbero anche essere le parole di uno dei nostri ministri che interrogato sull’incoerenza tra vendere armi e il codice 11 della costituzione (L’Italia ripudia la guerra) risponderebbe qualcosa tipo:

“ noi vendiamo armi, poi se uno le usa per uccidere non possiamo farci niente ”

Certo…. ecco se le armi non venissero vendute probabilmente più persone morirebbero di vecchiaia, ma questa è un’altra storia.

Social dilemma

Tornando alla nostra dichiarazione, quello che trovo molto interessante è la differenza che emerge tra l’intenzione originale e il risultato attuale.

Come spesso accade, quando nella nostra mente si crea un desiderio o un sogno, si delineano le strutture generali, queste ci serviranno per mantenere la “rotta” del nostro obiettivo.

Ovviamente nella fase del sogno e del desiderio si punta maggiormente alla costruzione che all’analisi delle criticità e questo porta con sé molte problematiche.

Il rischio maggiore è quello legato alla poca analisi dell’utente finale del nostro sogno; che unito ad una costruzione non troppo rigida permette delle deviazioni comportamentali non indifferenti.

Parliamoci chiaro, se date alle persone la possibilità di dire tutto quello che gli passa per la testa, senza apparenti conseguenze, non possiamo stupirci poi se molti lo faranno.

megafono social

A questo punto, le dichiarazioni di E. Schmidt fanno emergere altre domande, del tipo: “se questo strumento non è in grado di gestire l’irruenza umana, come mai avete continuato a svilupparlo? ”

Il grosso problema alla base dei social è legato alla concezione che non esista una responsabilità nelle proprie dichiarazioni.

Questo è falso ovviamente, perchè tutti noi siamo responsabili delle nostre parole, sia quando parliamo faccia a faccia che quando scriviamo un commento su un social.

Ma la struttura concettuale dei social permette di entrare in un loop mentale di non-responSabilità, dove, non mettendoci la faccia, ci “sentiamo” più liberi di far uscire tutte le nostre idee senza prima pensare alle conseguenze.

social trends

Questo significa, per riprendere la frase del nostro protagonista, che i social rischiano realmente di diventare degli amplificatori per le nostre emozioni.

Quando vediamo una notizia o leggiamo un commento, questo genera in noi delle emozioni e come sappiamo queste hanno bisogno di essere comprese.

L’essere umano ha uno splendido computer chiamato cervello; questo computer ci permette di gestire le nostre emozioni e le nostre reazioni.

Come i muscoli anche il cervello può e deve essere allenato per funzionare al massimo delle sue potenzialità e, per evitare che i social diventino dei megafoni per le nostre reazioni, quello che possiamo fare come utenti è quello di usarlo in prima persona in modo funzionale e corretto.

se volete conoscere e allenare le 12 regole del cervello potete trovare un’utile guida in questo ebook: (è il mio prodotto le 12 regole del cervello)

Ok, analizzato il primo problema cosa possiamo fare per permettere ai social di fare il loro dovere e non creare ancora più distanziamento sociale?

Anche qui ci viene in aiuto il nostro caro ex- Ceo di Google, che affermò questo durante lo stesso processo :

Se l’industria non inizia ad agire insieme in un modo davvero intelligente, ci saranno regolamentazioni

Eric Schmidt

Secondo E. Schmidt quella causa era fuori luogo, perchè ovviamente si riteneva innocente; ma in generale era consapevole che nuove regole per la gestione dei social, negli anni a seguire, saranno inevitabili.

Da come erano state pensate, quindi come luoghi di connessione digitale e scambio di informazioni, in poco tempo sono diventate piattaforme che veicolano disinformazione.

Il vero problema di questa disinformazione è che porta velocemente alla polarizzazione delle ideologie, che spesso sono anche supportate da fake news e notizie faziose o parziali.

Certo, molte piattaforme social negli ultimi anni stanno tentando di rimediare a queste deviazioni, ma spesso ho la sensazione che sia più per necessità che per reale voglia.

Per i social è più importante che le persone passino il loro tempo sulle loro piattaforme più che interessarsi a come avvengano le interazioni tra i loro utenti

social albero

E noi cosa possiamo fare?

Il primo passo da fare è comprendere che i social hanno delle regole, sono degli strumenti e, come tutti gli strumenti, non sono ne buoni ne cattivi.

E’ come vengono usati che fa la differenza.

Riprendiamoci la responsabilità delle nostre azioni e delle nostre parole.

Usiamo i social per quello che dovrebbero essere: una piazza virtuale, composta da persone con un nome e cognome, una vita e una storia.

Come per strada non insultiamo tutti quelli che ci passano accanto, dovremmo fare questo anche nel nostro mondo digitale.

Perché siamo molto di più di quello che stiamo facendo vedere.

Perché se continuiamo così, alla fine, saremo noi quelli dentro la gogna mediatica e non ci sarà nessuno dalla nostra parte.

Michele Quadernucci
Laureato in Sviluppo economico, Cooperazione internazionale e Gestione dei conflitti presso l’Università degli Studi di Firenze, ha ampliato le sue competenze con un diploma triennale di Counseling psicosomatico ad indirizzo comunicativo, olistico, integrato. Ha proseguito le sue formazioni nel campo della formazione e del benessere ottenendo l’Internazional NLP Coaching Certification di Grinder, Bostic e Frausin e diventando formatore nell’uso delle LifeSkills. Lavora per lo sviluppo dell’intelligenza emotiva nel contesto educativo e formativo, usando la gestione dello stress e delle emozioni come base per una didattica innovativa; negli anni ha sviluppato modelli di lavoro sulle emozioni e sulla didattica legati alle LifeSkills e all’intelligenza emotiva, che permettono di ottenere risultati eccellenti, ecologici e ripetibili.