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Lockdown all’italiana… in tutti i sensi

Abbiamo passato mesi in lockdown chiusi in casa, con le nostre paure, abbiamo passato mesi a doverci confrontare con la nostra vita, abbiamo passato mesi a mettere in discussione le nostre scelte, abbiamo passato mesi a guardare in faccia le nostre emozioni e abbiamo scoperto che siamo umani.

c’era voluta un epidemia per far capire alla gente che le cose potevano cambiare

O. E. Butler

Sono passati quasi 7 mesi dal primo lockdown e dobbiamo fare ancora i conti con questa nuova normalità, fatta di distanze sociali ed economiche, mascherine, gel per le mani, diffidenza e paura. Sono passati 7 mesi, e non abbiamo fatto un passo verso il cambiamento.

Gli esseri umani hanno la capacità di adattarsi per sopravvivere, e infatti questo abbiamo fatto, e lentamente intravediamo un ritorno alla normalità.

Infatti abbiamo iniziato a tornare al mare, in vacanza, a ballare e a mangiare fuori. E con tutto questo è tornata anche la “comicità” all’italiana, di cui non sentivamo la mancanza, ma che rappresenta un ritorno ad una vita prima del covid.

Ridere fa bene, perché il nostro corpo secerne endorfine, che ci fanno stare in uno stato di benessere, quindi tutto quello che ci fa ridere fa bene al nostro corpo e alla nostra anima. È anche vero che per produrre endorfine dobbiamo provare divertimento autentico, non dobbiamo solo muovere le labbra, dobbiamo sentire la gioia che ci pervade.

Ho nella testa una foto di inizio ‘900 dove un anarchico viene portato via da due gendarmi in manette, ho in mente la sua faccia sorridente e mi rimangono impresse le sue parole :

le nostre risate vi seppelliranno

E se penso a lui anche il mio cervello, per correlazione, inizia a secernere endorfine e quindi inizio a sorridere. Ridere fa bene all’anima, e se avessimo avuto la capacità di ridere durante i mesi di lockdown avremmo potuto superarli meglio, però in quel periodo non c’era nulla su cui ridere, ma solo camion pieni di bare, sorrisi spezzati, vite perse e sogni interrotti.

Per darvi il senso dei numeri vi dico che ad oggi (18 settembre 2020)

  • 35.658, sono gli italiani che non rideranno più.
  • 17.829 coppie di tango non balleranno più
  • 8.915 partite di briscola non avranno un vincitore
  • 3.242 squadre di calcio non toccheranno più un pallone.

Ad oggi la maggior parte di noi ha perso, per colpa di questo virus, un amico o un parente. E se avete la fortuna di non essere tra questi, non calpestare il dolore degli altri urlando al complotto o alla dittatura sanitaria. Se non siete tra quelli che hanno perso qualcuno portate rispetto e ringraziate di poter parlare ancora con i vostri affetti.

locandina del film "Lockdown all'italiana"

Quindi quando vedo qualcuno che cerca di sdrammatizzare il momento cercando di far ridere, facendo uscire un film su questo periodo, chiamato “lockdown all’italiana“, che anche se non ho visto ne conosco la struttura, fatta di misunderstandings erotici, battute volgari e inutili steriotipi, l’accenno di minime risate si spegne al solo pensiero di 35. 658 storie che non potremo più ascoltare.

Quando davanti ad una tragedia come quella che il nostro pianeta sta attraversando, vedo chi la vuole sfruttare per soldi, mi sento sempre meno umano.

Ma non perdo la speranza, perchè io sono uno di quelli che ha sperato davvero che il lockdown potesse essere un momento di cambiamento, potesse essere una spinta evolutiva per cambiare questa società focalizzata solo sul denaro.

Ricordatevi che per produrre endorfine bisogna ridere con piacere e come gli sbadigli, le risate sono contagiose. Ma immaginate di essere in un cinema, con solo le vostre risate che riempiono l’aria, e guardando attorno mentre la felicità scompare vedete 35.658 sedie vuote vicino a voi.

Noi facciamo quello che il pubblico vuole. È un grande errore pensare che la tv sia scandente e brutta, perchè vuol dire che la gente è scandente e brutta

Enrico Papi

Michele Quadernucci
Laureato in Sviluppo economico, Cooperazione internazionale e Gestione dei conflitti presso l’Università degli Studi di Firenze, ha ampliato le sue competenze con un diploma triennale di Counseling psicosomatico ad indirizzo comunicativo, olistico, integrato. Ha proseguito le sue formazioni nel campo della formazione e del benessere ottenendo l’Internazional NLP Coaching Certification di Grinder, Bostic e Frausin e diventando formatore nell’uso delle LifeSkills. Lavora per lo sviluppo dell’intelligenza emotiva nel contesto educativo e formativo, usando la gestione dello stress e delle emozioni come base per una didattica innovativa; negli anni ha sviluppato modelli di lavoro sulle emozioni e sulla didattica legati alle LifeSkills e all’intelligenza emotiva, che permettono di ottenere risultati eccellenti, ecologici e ripetibili.